UN IMPORTANTE CONTRIBUTO FORNITO DAL COMPAGNO BUTTURA, ASSESSORE SOCIALISTA ALLA SANITA' NELLA NOSTRA REGIONE NEGLI ANNI '90, ALLA LUCE DELLE DIATRIBE TRA IL PREMIER RENZI, ZAIA E LA MORETTI PER LE ULSS IN VENETO

Negli scorsi giorni abbiamo assistito al duello verbale tra il premier Matteo Renzi e il Governatore del Veneto Zaia in merito alla sanità veneta e gli sprechi che si nascondono nelle sue zone d’ombra. " Ma vi sembrano normale " chiedeva Renzi, illustrando il Documento di economia e finanza " Regioni che hanno 7 province e 22 Usl? Per me no, questa è un’esagerazione ".

Immediata la risposta di Luca Zaia " Sfrontato e disinformato dai suoi informatori sul territorio, tanto da realizzare un record mondiale nel rapporto tra parole dette e stupidaggini. Il Veneto ha i conti della sanità in regola da 5 anni,senza introdurre l’addizionale Irpef regionale e senza mettere ticket se non quelli imposti da leggi nazionali. Sappia che le Usl in Veneto non sono 22 ma 21.

E' evidente che anche Alessandra Moretti, sfidante di Zaia per la presidenza della Regione, non ha perso tempo per mettere alcuni punti fermi nella diatriba, cercando però di non scontentare le categorie professionali interessate “ Nessuno discute le punte di eccellenza del sistema sanitario veneto. E’ indiscutibile però che oggi ci sia uno scadimento della qualità e dell’accessibilità per le persone più fragili, basti pensare alle lunghe liste d’attesa. Quanto al numero delle Usl la mia proposta è di ridurle da 21 a 8 rafforzando la medicina del territorio e realizzando ospedali di comunità. Ma tutto questo si fa aumentando il personale sanitario “.

Il problema è che tutti e tre danno l'impressione di non aver ben chiaro quali sono i ruoli e le funzioni necessari ad una sanità pubblica, dove la garanzia della salute deve essere predominante rispetto alle esigenze economiche ed ai costi e al numero delle ASL (ULSS nel nostro caso); sembrerebbe che l'unico punto importante sia il risparmio derivante dalla diminuzione dei dirigenti e dei funzionari in questi distretti.

Discorsi dettati chiaramente da esigenze elettorali, ma che sono lontanissimi da una seria e precisa valutazione di cosa significa gestire in maniera ottimale la sanità nella nostra regione.

Un contributo molto importante, per entrare nel dettaglio della tematica, ci viene fornito dal compagno Roberto Buttura, assessore alla sanità in Regione Veneto nella V legislatura dal 1992 al 1994, che evidenzia in maniera precisa quali siano state le esigenze per cui sono sorte le ULSS, che nella nostra regione strettamente legate la territorio, e come è essenziale una programmazione lungimirante della politica sanitaria con l'obiettivo primario di garantire la salute e la dignità delle persone e dei cittadini.

Riportiamo di seguito quanto gentilmente fornito da Buttura.

Fa piacere sentire da Zaia e da altri 'dilettanti allo sbaraglio' che la sanità veneta funziona (anche se con criticità, quali liste d’attesa e ticket superiori ai costi delle prestazioni, che gridano allo scandalo e alle quali si dovrebbe porre immediato rimedio) ma non si attribuiscano meriti che non hanno e soprattutto prima di mettere mano a “riforme” disastrose per i cittadini, facciano funzionare il cervello loro e della classe dirigente (se pure ne hanno una e magari buona) con cui dovrebbero confrontarsi.

Il Veneto è l’unica Regione italiana ove non esistono ASL (Aziende Sanitarie Locali) o USL (Unità Sanitarie Locali) ma ULSS (Unità Locali Socio Sanitarie).

Fu una precisa scelta di Giunte e Consiglio regionali con l’approvazione nel 1994 delle leggi 55 e 56 che fortunatamente ancora oggi governano il Servizio Socio-Sanitario Veneto. L’obiettivo era di mantenere o addirittura rafforzare lo strettissimo legame tra servizi sanitari e sociali e territorio.

Nel Veneto, infatti, servizi sociali quali la lotta alle tossicodipendenze, i consultori familiari, l’assistenza agli anziani (in particolare non autosufficienti) e alle persone portatrici d’handicap sono stati e ancora sono delegati dai Comuni alle Ulss. Ciò ha permesso di istituire una rete consolidata di servizi territoriali che danno risposte omogenee e di elevata qualità ai bisogni di persone e famiglie.

Per questo le ULSS nel Veneto sono 21 e solo 2 sono le Aziende ospedaliere che peraltro vent’anni di esperienza hanno dimostrato essere inutili e dannose come immotivate erano le ragioni (del cosiddetto “mercato” e della cosiddetta “concorrenza”) che avevano portato a costituirle.

In questa ottica, il dibattito elettorale ne quale sono impegnati i vari candidati a Presidente del Veneto dimostra giorno dopo giorno quanto sia scaduta la politica intesa come primato dei valori, delle idee e dei progetti.

In un settore come quello delle politiche socio-sanitarie in cui sono in gioco il diritto della comunità a vedere garantita la tutela della salute di tutti i cittadini, come stabilisce l’articolo 32 della nostra Costituzione, e il rispetto della dignità della persona ci sarebbe bisogno di più approfondimento e meno improvvisazione, di avere se non la certezza almeno la sensazione di essere governati da classi dirigenti che (legittimamente) non la pensano allo stesso modo ma “pensano” e si confrontano rifuggendo la logica dell’”uomo solo al comando” che non porta da nessuna parte e impoverisce il confronto e il dibattito delle idee che è il sale di qualsiasi ipotesi programmatica e progettuale.

Questo sarebbe anche il modo migliore per restituire alla politica la fiducia e la partecipazione che in questi anni si è talmente affievolita da mettere in discussione le stesse istituzioni democratiche ".

Roberto Buttura

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