ALLA RIPRESA DEI LAVORI PARLAMENTARI DOPO LA PAUSA ESTIVA ARRIVA IN DIRITTURA DI ARRIVO LA RIFORMA DEL SENATO CHE, ASSIEME ALLA RIFORMA ELETTORALE, AL JOBS ACT E LA BUONA SCUOLA, SONO I CARDINI DELLE RIFORME ISTITUZIONALI, OBIETTIVI PRIMARI DEL GOVERNO RENZI

Solamente la pausa ferragostana dei lavori parlamentari ha permesso lo stemperarsi di un clima politico estremamente rovente, quasi più di quello meteorologico, che andava maturando e crescendo nelle aule parlamentari e che vedevano la compagine governativa nell'intento di difendere quanto finora prodotto in merito alla riforma del Senato e le opposizioni, compreso i dissidenti interni al PD, mettere in piedi tutte quelle iniziative, certamente lecite ma anche in molti casi strumentali, atte a interromperne il camino per mettere in difficoltà il Governo stesso.

E' ovvio che con queste premesse il cammino del DdL Boschi sulle riforme, che a settembre riprenderà da palazzo Madama, è destinato ad essere molto impervio; basta pensare all'enorme mole di emendamenti presentata in Senato dalla Lega, ben più di 500.000 emendamenti, senza contare quelli presentati dalle altre opposizioni e dalla minoranza PD.

Si è costituito un fronte ampio ed eterogeneo con l'obiettivo di scardinare l'impianto del governo che prevede un Senato eletto con un sistema di secondo livello, ovvero dai consiglieri regionali e non direttamente dai cittadini; al momento non è certo che i numeri a disposizione del Governo permettano l'approvazione della riforma nonostante Renzi abbia dichiarato " La maggioranza non è mai mancata e mai mancherà, vedendo i numeri ".

Come è noto il DdL costituzionale di revisione della II parte della Costituzione, approvata in prima lettura alla Camera a marzo dopo l'esame del Senato nello scorso autunno, prevede nei sui punti esssenziali: 100 senatori senza indennità (di cui 5 di nomina presidenziale), fine del bicameralismo perfetto in quanto la funzione legislativa, salvo che per alcune materie, diventa prerogativa della Camera dei Deputati, introduzione dei referendum propositivi e di indirizzo, scomparsa delle provincie, commissariamento di enti locali e regionali in caso di notevole dissesto finanziario, equilibrio tra uomini e donne in Senato e nei Consigli Regionali, principio di trasparenza nella pubblica amministrazione, abolizione del CNEL e tetto agli stipendi dei Presidenti e dei Consiglieri regionali.

Per evitare un empasse della riforma, con pesanti ricadute anche sul proseguo dell'attività governativa, sottotraccia stanno lavorando i pompieri dei due schieramenti, come si evince da alcune affermazioni di esponenti del PD.

Dice infatti il vicesegretario dem Debora Serracchiani " Siamo impegnati su un cammino di riforme talmente importante che se le altre forze politiche vorranno discutere saremo sempre disponibili. Se vorranno, parteciperanno. Non è un patto del Nazareno ma un impegno a coinvolgere tutte le forze in Parlamento "; se non è un chiaro riferimento alla possibilità di una nuova trattativa sulle riforme con Forza Italia poco ci manca.

Un concetto ribadito anche dall'altro vicesegretario dem, Lorenzo Guerini, che ha sottolineato: " Paletti molto chiari definiscono la procedura di riforma costituzionale. Siamo sempre disponibili a confrontarci e portare miglioramenti al testo ma diciamo che sono possibili cambiamenti purchè non riportino al punto zero il cammino della riforma. Speriamo vi sia la responsabilità di tutti le forze politiche per arrivare alla fine di questo percorso ".

Ma è' importante capire come si muoveranno gli esponenti PSI, sia al Senato che alla Camera; è indubbio che la riforma, così come è al momento, non piace e non convince affatto e questo malcontento è sintetizzato dalle parole del compagno socialista Buemi sulla necessità di alcune modifiche alla legge.

Dice infatti Buemi " Molte delle questioni poste dai socialisti, maggiore proporzionalità del peso tra Camera e Senato, superamento del conflitto di interessi tra consiglieri regionali, sindaci e senatori, cambiamento del sistema di designazione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura in grado di garantire il superamento delle correnti, l'eliminazione dell'autodichia nella gestione del personale e degli appalti degli organi costituzionali non hanno trovato risposte ".

E proseguendo " I socialisti antesignani, sin dagli anni '80, nel proporre il superamento del sistema bicamerale paritario, ritengono le riforme licenziate dal Senato inadeguate e da modificare nei passaggi successivi tra Camera e Senato ma non vogliono lasciare alibi a nessuno per giustificare le difficoltà del Paese, attribuendole ad una mancata riforma costituzionale, seppur con molti limiti. Queste sono le ragioni di un voto favorevole con tutte le riserve che derivano nel merito e nel metodo, che ha subito compressioni nella tempistica e nella dialettica parlamentare del processo approvativo. Ma questa è la necessità, oggi si è votato con riserva aspettando le fasi successive. Oggi non è stato il giorno dell'appuntamento con la Storia ma quello dell'appuntamento con la mediocrità di tutti, nessuno escluso. Domani è un altro giorno ". 

Anche per il segretario Nencini la riforma è migliorabile perché si tratta di modificare l'architettura costituzionale, non ritenendo però l'elezione diretta dei senatori tema di fondamentale importanza in quanto non vi può essere sovrapposizione delle cariche, chi opta per il Senato deve lasciare la Regione o il Comune.

Per Nencini il superamento del bicameralismo paritario è di fondamentale importanza, ma puntualizza anche altre esigenze come per esempio il ritorno alle regioni delle competenze in merito alle infrastrutture, il potere di veto del Senato in materie che la Costituzione assegna alle regioni, alla possibilità di elezione dei Giudici Costituzionali da parte dei senatori, prendendo a modello il Bundesrat tedesco.

Dice infatti Nencini " Puntualizzare meglio le funzioni del nuovo Senato e andare verso un bicameralismo alla ' tedesca' e' la strada che vogliamo intraprendere, superando cosi' il bicameralismo paritario in omaggio alla rappresentanza compiuta dei territori ( e senza doppioni tra l'essere consiglieri regionali e senatori). La stessa strada, non percorsa, che indicarono alla Costituente Calamandrei e Massimo S. Giannini ".

Insomma per la maggioranza governativa non sarà una passeggiata far approvare il DdL di riforma del Senato e quindi è auspicabile che apra il confronto con le proposte che non stravolgono l'impianto legislativo, soprattutto se presentate da partiti come il PSI da sempre favorevoli al processo riformatore messo in piedi dal questo governo e denominato dei  " mille giorni ".

Un processo ambizioso per far ricrescere il nostro Paese, per cambiare e migliorare alla radice le nostre istituzioni non più in grado di reggere alle innovazioni di un mondo che viaggia a una velocità incredibile fino a qualche anno fa, ma che tuttavia apre nuovi spazi per l’Italia.

E in questo processo innovatore la riforma del Senato è uno dei punti più importanti; non è possibile sprecare questa occasione e per questo il PSI darà il suo contributo fattivo con proposte migliorative serie e ragionevoli; dobbiamo lavorare per liberare l'Italia " da pastoie burocratiche inutili e dal potere di rendita dei soliti. Una Italia che finalmente fa le riforme, dopo averle ossessivamente discusse (e rinviate) per anni " usando parole di Renzi

   
Il ministro delle riforme Maria Elena Boschi
 
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