LA NOTIZIA APPARSA SU TUTTI I QUOTIDIANI NAZIONALI E LOCALI DELL'INQUINAMENTE DELLE FALDE ACQUIFERE DA PFAS, MOLTO PERICOLOSE PER LA POPOLAZIONE, INDUCE L'ON. PASTORELLI A PRESENTARE UNA INTERROGAZIONE AI MINISTERI DELL'AMBIENTE E DELLA SALUTE

E’ una notizia apparsa su tutti i quotidiani locali e nazionali quella relativa alla presenza di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili della nostra regione, in particolar modo nelle provincie di Vicenza, Verona e Padova.

Per la verità l'emergenza non è recente ed è rimasta a lungo sotto traccia fin dal 2013, ma ora Iss, Oms e il direttore generale della Salute regionale escono allo scoperto non potendo più nascondere la gravità e i rischi che può correre la popolazione.

I primi dati preoccupanti sono emersi, come si diceva nel 2013, a seguito di un esposto dell’Arpa, ma sono rimasti fermi per tre anni in Procura a Vicenza perché, secondo gli inquirenti, era necessario un preciso studio epidemiologico per contestare un eventuale reato di avvelenamento delle acque.

Ora la Regione, sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), fa sapere di volerne avviare uno studio “ della durata di 10 anni ” partendo dalle 60mila persone più esposte della provincia di Vicenza. Le analisi, promette l’assessore Luca Coletto, saranno effettuate a carico della sanità regionale e verranno estese a tutti i 250mila cittadini dei comuni del Veronese e del Padovano coinvolti. Chi risulterà positivo agli esami verrà seguito con un protocollo di follow-up semestrale a partire da gennaio 2017.

I cittadini maggiormente esposti al rischio sono quelli che hanno bevuto spesso l’acqua del rubinetto (250mila circa in totale) e residenti tra i comuni di Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego, in provincia di Vicenza; in misura per fortuna minore sono interessati però anche i residenti dei comuni di Mozzecane, Dueville, Carmignano, Fontaniva,Loreggia, Resana e Treviso.

Le sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) sono composti di largo uso ed utilizzati principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua materiali quali tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori per alimenti e sono caratterizzate da una notevole resistenza nell’ambiente, associata ad una rilevante capacità di diffusione che determinano una diffusa presenza nell’ambiente, soprattutto nelle falde acquifere, nella catena alimentare e quindi negli organismi animali, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo.

Gli effetti sulla salute di queste sostanze erano già state dimostrate dai primi studi effettuati negli Usa dal 2001, grazie alle indagini sull’inquinamento causato dalla multinazionale DuPont nel fiume Ohio e, secondo lo studio indipendente C8 Health Project (interamente finanziato dall’azienda in seguito a una class action dei cittadini americani), questi inquinanti presentano un’azione di interferenti endocrini, ovvero sono in gradi di alterare le normali funzioni ormonali oltre che presentare una azione cancerogena e tra le patologie correlate risultano tumori del testicolo e del rene, colesterolo alto, malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa e convulsioni.

Lo scorso 20 aprile sono stati pubblicati i primi risultati del biomonitoraggio effettuato dall'ISS e dalla Regione Veneto, con la conferma della massiccia presenza di acidi nel sangue dei cittadini che vivono nelle aree esposte.

In realtà lo studio dell’Iss e della regione dice di più e in particolare che i composti Pfas, che hanno contaminato le falde acquifere delle province di Vicenza, Verona e Padova, sono stati prodotti per decenni principalmente dalla fabbrica chimica vicentina Miteni di Trìssino e usati per l’impermeabilizzazione di pentole e tessuti.

A conferma di quanto sopra arriva un ulteriore studio condotto da un gruppo di lavoro congiunto dell’Enea (l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e dell’Isde, l’associazione internazionale dei medici per l’ambiente che dimostra il nesso esistente tra la presenza delle sostanze Pfas nell'acqua e un aumento della mortalità nella popolazione dei comuni veneti colpiti dall'emergenza.

 I risultati di questa indagine, illustrati lo scorso 5 maggio a Roma, sono inquietanti: “ In trent’anni in Veneto ci sono stati 1260 morti in più. Abbiamo riscontrato un’alterazione del metabolismo della tiroide “ spiega uno degli autori dello studio, il dottor Edoardo Bai “ in modo statisticamente significativo sia negli uomini che nelle donne, con aumento di infarti del miocardio, diabete e malattie cerebrovascolari come l’ictus. Inoltre nelle donne risulta anche un aumento della malattia di Alzheimer e, nei comuni contaminati da Pfos, del tumore al rene. Tutte patologie Pfas-correlate ”.

L’On. Oreste Pastorelli, componente socialista nell’VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) interviene con una nota, per segnalare la gravità del problema sanitario “ Dal luglio 2013, quando le autorità informarono i cittadini sulla presenza nelle falde acquifere del Veneto di sostanze altamente inquinanti, la situazione è completamente degenerata ” ed inoltre “ sarebbero ben 59 i comuni interessati dall’inquinamento delle acque e, secondo la Regione, più di 60 mila le persone contaminate nel cui sangue sono state rinvenute varie sostanze derivanti dall’inquinamento da Pfas. Un vero e proprio allarme ambientale che tanto ricorda la terra dei fuochi. Al di là delle polemiche e delle reciproche accuse apparse negli ultimi giorni su alcuni organi di stampa in merito agli interventi da attuare l’intento comune deve essere quello di eliminare immediatamente le cause di contaminazione ed intervenire in modo rapido sulle conseguenze derivanti da questa gravissima emergenza” .

" Il Psi – conclude la nota – ha presentato un’interrogazione ai ministeri dell’Ambiente e della Salute per sapere quali iniziative urgenti il Governo abbia intenzione di porre in essere, in collaborazione con la regione Veneto, con l’Istituto superiore di sanità e con tutti gli enti preposti alla tutela della salute dei cittadini veneti e al risanamento ambientale, al fine di scongiurare un nuovo e drammatico disastro “.

In allegato l'interrogazione dell'On. Oreste Pastorelli.

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