Nello scorso mese di luglio la Direzione
Trasporto Metropolitano Regionale del Veneto
di Trenitalia ha cancellato senza preavviso
ben 27 treni regionali.
Questi treni riguardano maggiormente le
tratte Verona-Legnago-Rovigo,
Vicenza-Treviso-Castelfranco,
Chioggia-Rovigo, Vittorio Veneto-Conegliano.
Nonostante questo lo scorso 1 agosto
la Giunta regionale, ritenendolo “indispensabile
per far fronte agli oneri del contratto con
Trenitalia” ha approvato l'aumento delle
tariffe di Trenitalia per i biglietti di
corsa semplice e per gli abbonamenti del
servizio di trasporto pubblico locale.
La decisione è stata presa, sempre
secondo la Regione, dopo i tagli effettuati
dal Governo ai fondi per il trasporto
locale, non volendo incidere su altre voci
di bilancio.
Ma non dice, facendo finta di non
saperlo, che gli stanziamenti per il
trasporto ferroviario nella nostra regione
sono stati praticamente assenti, in quanto
sono stati investiti in infrastrutture
stradali dal 2003 al 2007 il 94% delle spese
complessive presenti nel capitolo
infrastrutture e appena il 6% per quelle
ferroviarie, ignorando di fatto il
pendolarismo ferroviario, con le sue 140
mila persone che quotidianamente prendono il
treno.
Bisogna ricordare che fra Trenitalia e
la Regione Veneto esiste un contratto,
denominato “Contratto di servizio” in cui le
due parti si sono accordate sul numero dei
treni del trasporto pubblico regionale e
sulle tratte, sui prezzi dei biglietti e
degli abbonamenti e sui rimborsi dovuti da
Trenitalia ai pendolari per i ritardi e per
le soppressioni.
Ma visto i continui ritardi, i disagi,
la scarsità di treni dovuti a continue
soppressioni, la sporcizia, il contratto
praticamente non viene rispettato
dall’azienda; logica conseguenza a
tutto questo è la pioggia di citazioni
davanti al Giudice di Pace che sta per
arrivare a Roma, in piazza della Croce Rossa,
sede legale della stessa Trenitalia.
Comunque un’altra batosta sta per
arrivare ai pendolari veneti; da gennaio
2012 saranno chiuse dieci biglietterie
ferroviarie .
Sono stazioni e biglietterie che
servono più comuni, con bacino di abitanti
che vanno oltre le diecimila persone come
Adria (RO), Legnago (VR), Nogara (VR), Schio
(VI), Monselice(PD), Cittadella (PD),
Camposampiero (PD), Noale (VE), Cornuda
(TV), Vittorio Veneto (TV) e Calalzo (BL).
Stando alle dichiarazioni di
Trenitalia le alternative proposte come p.e.
la vendita di biglietti chilometrici in
esercizi commerciali convenzionati, nuove
installazioni di self service e gli acquisti
tramite internet dovrebbero sopperire alle
chiusure delle biglietterie.
Ma sono alternative modeste ed
insufficienti: gli esercizi commerciali
convenzionati sono numericamente limitati e
offrono praticamente solo i biglietti a
fascia chilometrica, le self service di
questi impianti sono spesso vandalizzate
mentre gli acquisti tramite l’utilizzo di
internet riguarda al momento solo una parte
imitata del pubblico.
La conseguenza dei tagli ai treni e
alla chiusura delle stazioni e delle
biglietterie è facilmente immaginabile ed è
una ricaduta in primo luogo occupazionale
all’interno della stessa Trenitalia e di
crescenti disagi avvertiti dall’utenza
pendolare.
Nonostante quanto detto dal
Governatore veneto Zaia durante l’ultima
conferenza dei Presidenti delle Regioni, in
cui aveva addossato la responsabilità della
situazione critica in cui versa il trasporto
pubblico alla mancanza di fondi pervenuti
dallo Stato centrale, bisogna invece
ribadire che essa è dovuta essenzialmente
alle scelte operate dal governo regionale
negli ultimi dieci anni, in cui è stato
privilegiato il trasporto su gomma e la
costruzione di infrastrutture stradali,
togliendo di conseguenza risorse preziose al
trasporto su treno, in un’ottica miope e in
contrasto alle indicazioni europee.
Non può sottrarsi dalle sue
responsabilità il nostro Governatore in
quanto anche a livello legislativo è
previsto "lo sviluppo ed il
miglioramento del sistema del trasporto
pubblico regionale e locale nell'ambito del
proprio territorio, promuovendo, con il
concorso degli enti
locali, interventi volti al coordinamento
delle modalità di trasporto ed alla
realizzazione di un sistema integrato della
mobilità e delle relative infrastrutture",
come recita l’articolo 1
della Legge Regionale n° 25 del 30 ottobre
’98 – Disciplina e organizzazione del
trasporto pubblico locale e previsto nel
Decreto Bassanini ( Legge n° 59 del 15 marzo
’97 e successiva modifica Legge n° 127 del
15 maggio ’97) in vengono delegate le
Regioni a sviluppare un proprio piano per il
trasporto pubblico comprendente gli oneri a
carico delle stesse e a carico degli utenti,
mediante una apposita politica tariffaria.
La giunta regionale, composta
essenzialmente dalla coalizione Lega-Pdl,
non riesce a dare una risposta ai 140.000
pendolari che abitualmente usufruiscono di
questo scadente servizio, nonostante la
politica dei trasporti sia squisitamente di
carattere territoriale, come piace ai
leghisti e a coloro che vedono nelle
gestioni locali la panacea di tutti i mali
legati al cattivo funzionamento
dell’amministrazione centrale.
Finisca quindi il Governatore Zaia di
scaricare le responsabilità della sua giunta
e delle giunte precedenti Galan sulle
mancate risposte da parte del governo
nazionale alle sue richieste, rimaste
inevase, e invece cominci a lavorare e
trovare valide soluzioni per i pendolari
veneti che quotidianamente subiscono disagi,
ritardi e soppressione di treni.