Nencini - Serve un nuovo patto fondativo per l'Europa e rifondare lo stato sociale |
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IL SEGRETARIO PSI NENCINI TORNA A PARLARE DI EUROPA INDIVIDUANDO NELLO SVILUPPO SOCIALE ED ECONOMICO, SOPRATTUTTO DELLE FASCE PIU' DEBOLI, GLI OBIETTIVI CHE SI DEVONO DOTARE LE ISTITUZIONI EUROPEE Il segretario nazionale PSI Riccado Nencini, dopo la nota consegnata alla stampa lo scorso settembre (www.veronadelpopolo.it/Nota_Nencini.html), torna a parlare di Europa e di istituzioni europee e la necessità che quest'ultime si diano obiettivi orientati allo sviluppo sociale ed economico del nostro continente, soprattutto nei riguardi delle fasce più deboli della società. Nella lettera inviata a tutti gli iscritti e simpatizzanti negli scorsi giorni, parla del compito gravoso che spetta alla sinistra riformista, in primo luogo nei confronti della massa di profughi, diseredati e affamati, che spingono sui confini meridionali europei, soprattutto italiani, alla ricerca di migliori condizioni di esistenza, ma anche ripensamento dello stato sociale e delle istituzioni europee. Redistribuzione della ricchezza, estensione dei diritti fondamentali e delle responsabilità civiche, allargamento degli spazi di libertà e di democrazia sono i cardini dentro i quali la sinistra deve ripensarsi tenendo conto dei profondi e rapidi cambiamenti che la società sta subendo dovuti allo sviluppo tecnologico e allo strapotere della finanza globale. Di seguito il testo della lettera di Nencini: " Se la sinistra socialista europea fa della consuetudine la sua bussola e' destinata a uno spazio marginale. Parlo dell'elettorato riformista, conteso da movimenti radicali e da forze populiste e attratto dall'astensione. L'ultimo caso in ordine di tempo e' il voto inglese. Sostiene Tony Blair che i confini tradizionali tra destra e sinistra sono cambiati. Ha ragione. Si tratta della riflessione che abbiamo avviato al Congresso di Venezia e che lo scorso anno abbiamo affidato ai lavori del congresso del Pse a Roma. Confini cambiati non significa assenza di confini. Affatto. I cambiamenti profondi che tagliano le società obbligano la politica a mettersi in discussione. La rapidità dei cambiamenti dovuta alla scienza, alla tecnologia, al potere della finanza globale, alla complessità delle relazioni economiche inducono la sinistra a ripensarsi lasciando integri i tre pilastri che ancora oggi la rendono diversa dalla destra: redistribuzione della ricchezza, estensione dei diritti fondamentali e delle responsabilità civiche, allargamento degli spazi di libertà e di democrazia. In concreto. L' Europa dei padri fondatori e di Maastricht non basta più. E' zoppa. A disagio nello scenario internazionale in cui e' immersa. Troppo burocratica, poco coesa nelle scelte di politica estera e di politica fiscale, troppo squilibrata a vantaggio del fronte settentrionale, carente di emozioni. O c'è un nuovo patto fondativo che rilanci le ragioni di una storia plurisecolare nel secolo nascente e ne faccia un soggetto competitivo nel mondo o in un paio di generazioni diventeremo come la Confederazione degli stati tedeschi prima di Bismarck. Senza futuro. Un peso piuma nella categoria massimi. Emigrazione e migrazioni hanno significati diversi. Le migrazioni del nostro tempo non sono in nulla uguali all'emigrazione del novecento. Prima ci si spostava in cerca di lavoro e ci si integrava nelle comunità di approdo. Oggi chi arriva aggiunge il proprio disagio ad una diffusa disintegrazione sociale. Il Mediterraneo e' frontiera europea. Ne discendono due effetti. Ogni nazione dell'Unione deve fare la sua parte verso i profughi. Chi vive tra di noi deve rispettare le leggi, godere dei diritti fondamentali, condividere i principi di libertà e di democrazia. La meta e' il multiculturalismo attivo non la difesa di costumi lesivi di valori fondanti: nessun tribunale della sharia, nessuna infibulazione imposta alle bambine, nessun obbligo matrimoniale per la donna, piena parità tra i generi. Insomma, libertà, condivisione, responsabilità. Se entro in una moschea mi tolgo le scarpe. Se vivi nel nostro Stato adotti il nostro canone, figlio di conquiste civili lunghe almeno tre secoli. La democrazia rappresentativa si e' avvalsa in Italia soprattutto del ruolo decisivo dei partiti. La prima e' fragile, i secondi sono scomparsi e la società di mezzo e' in crisi. Servirebbe un'imponente spinta riformatrice, ne' più ne' meno di quanto avvenne all'indomani del secondo conflitto mondiale. Respinta l'ipotesi di un'Assemblea Costituente, alcune priorità' in ordine sparso: 'dibattito pubblico' quando si discute di grandi opere; regolamentazione dei gruppi di pressione; accorpamento dei piccoli comuni; sfoltimento degli enti intermedi, oggi almeno il doppio dei vizi capitali; un bilanciamento piu' armonioso tra i poteri dello Stato; sostegno alle fondazioni che educano alla politica. Misure, tutte, indispensabili per riconciliare i cittadini con il Palazzo. In ultimo, lo stato sociale. Ripensarlo. Rifondarlo. Sostenendo chi e' nella condizione del bisogno e chi ha merito ma non ha ne' l'opportunità ne' le condizioni sociali per emergere. Tutto a tutti non è giusto ne' piu' possibile. La nostalgia e' un pessimo sentimento. Ottunde i cinque sensi. Se la sinistra confida nella nostalgia si preclude la capacita' di specchiarsi nel futuro. Deve essere strabica. Un occhio qui, l'altro oltre i confini quotidiani. Meglio dunque l'ambizione dei pionieri. Eretici per non morire nel passato. " Riccardo Nencini
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