"Guardare Avanti!" - La mozione congressuale regionale di Riccardo Mortandello

Riccardo Mortandello presenta la mozione congressuale "Guardare Avanti!" formalizzando la sua candidatura alla segreteria regionale


Riccardo Mortandello, Segretario Regionale Veneto PSI, in vista del congresso regionale che si terrà a Verona il prossimo 26 novembre, presenta la mozione congressuale "Guardare Avanti!", di seguito riportata, e formalizza la sua candidatura alla segreteria regionale.

"Care Compagne e Compagni, solo dopo pochi giorni dalla mia nomina a segretario regionale del PSI a Rovigo nel 2020, la più grande pandemia dell’ultimo secolo ha impattato in maniera traumatica sulla vita sociale di tutte le comunità costringendo a ripensare le tradizionali attività aggregative della politica, il percorso di questi quasi tre anni può essere considerato soddisfacente sotto vari punti di vista.
Il partito è tornato a occuparsi di temi caratterizzanti le dinamiche regionali, spesso intervenendo nel dibattito pubblico ed organizzando importanti momenti di confronto.
Oltre alla riconferma di molti amministratori comunali socialisti, il PSI ha avuto il coraggio di partecipare presentandosi alle elezioni regionali del 2020 nel Veneto presentando il simbolo sulla scheda elettorale dopo quasi vent’anni.
Non abbiamo avuto paura di mettere in discussione alleanze storiche che spesso hanno minato non solo la nostra autonomia, ma anche la nostra dignità politica e la storia di tutti i socialisti veneti.
Per tutto il centro sinistra il risultato negativo alle elezioni regionali è stato influenzato dallo strapotere, tramutatosi poi in consenso plebiscitario, della Lega targata Zaia, che ha annientato tutti, alleati compresi.
La nostra autonomia politica e organizzativa ci ha permesso di confermare alcuni Sindaci, in realtà locali dove solitamente è preponderante il consenso del centro destra, di far tornare nelle amministrazioni comunali compagne e compagni che ne erano esclusi da tempo.
Meritevole di menzione è stata la campagna elettorale messa in atto alle ultime elezioni del Comune di Verona e i risultati che ne sono conseguiti.
Dopo tantissimi anni, con una strategia intelligente, condivisa con la dirigenza regionale e che è andata oltre a storiche divisioni, il PSI è riuscito a far eleggere in Consiglio Comunale due nostri Consiglieri (Paola Poli e Giacomo Piva) candidandoli nella lista del candidato Sindaco dopo un preciso accordo politico.
Da questa esperienza nascono delle indicazioni che devono essere sicuramente assunte anche per il futuro.
L’obiettivo primario per il nostro Partito è eleggere il maggior numero di rappresentanti nelle istituzioni, individuando le strategie più funzionali al raggiungimento di tale finalità.
Non va assunto come dogma l’obbligo di presentare il simbolo, così come non va ricercata o richiesta una “tutela politica” a ipotetici alleati per fare in modo che non si verifichino le condizioni che alle ultime elezioni politiche ci hanno portato a non avere più rappresentanza in Parlamento.
Un risultato così negativo ci costringerà, come avvenuto nel 2008, ad iniziare una vera e propria traversata nel deserto, peraltro con alcune sostanziali differenze rispetto ad allora.
Quattordici anni fa potevamo contare, come Partito in Italia, su decine di Consiglieri Regionali, su una rete articolata di Sindaci.
Oggi invece i Sindaci di grandi città e i Consiglieri Regionali si contano sul palmo di una mano, con poco più di dieci mila iscritti e un Partito che nelle regioni del nord sta letteralmente sparendo.
Questo non costituisce solo un problema di tenuta interna, ma mina la nostra stessa esistenza nello scenario politico, la nostra autonomia (come occorso alle ultime elezioni politiche), e i prossimi appuntamenti elettorali (si pensi, ad esempio, alle elezioni europee che si terranno tra meno di due anni).
Dal Congresso nazionale avvenuto a luglio lo schema politico in Italia è profondamente cambiato e di conseguenza il PSI del Veneto (nonostante le delusioni derivanti dalle elezioni politiche nelle quali come Partito non abbiamo avuto nemmeno un candidato in tutta la regione) ora deve porsi l’obiettivo di partecipare in maniera incisiva, per quanto possibile, alle prossime elezioni regionali.
Il PSI del Veneto dovrà essere un partito che parla e dialoga con tutti, nel rispetto reciproco, e che è disponibile a fare accordi elettorali, finalizzati a eleggere nostri rappresentanti, con tutti ad eccezione delle realtà partitiche e politiche legate alla destra reazionaria, post-fascista e a tutti quei movimenti populisti che dileggiano ancora oggi la nostra storia e la cultura di governo che noi rappresentiamo.
Sono gli stessi che hanno fatto delle pulsioni antiparlamentari la ragione prima del loro consenso.
Dobbiamo, come è giusto che sia, continuare a parlare al nostro interno, ma, nel farlo, non dobbiamo perdere di vista un dialogo con l’esterno del nostro Partito.
Dobbiamo essere abili a tornare a essere, come socialisti veneti, interlocutori delle esigenze dei nostri territori e dei veneti, dobbiamo avere il coraggio, come capita già in alcune realtà, di sollevare questioni anche scomode rispetto alla dissoluzione e progressiva precarizzazione del mondo del lavoro, sulla debolezza delle politiche ambientali e sulla carenza delle opere pubbliche in atto.
Dobbiamo denunciare gli sprechi delle politiche clientelari del governo regionale.
Come socialisti dobbiamo tornare a fare battaglie per eliminare le sempre più ampie sacche di povertà che si stanno creando, per dare voce a chi non ne ha, per far capire che esiste nel Veneto una sinistra seria, del lavoro e delle opportunità, dei meriti e dei bisogni, quella che noi intendiamo rappresentare.
Rivolgersi all’esterno, dunque, per rinnovare il Partito. L’età media dei nostri iscritti e militanti è generalmente alta e va ridotta.
Allo stesso modo, deve essere un obiettivo per noi la garanzia della parità di genere. Come già succede in alcune federazioni, vanno creati momenti di coinvolgimento, formazione e confronto con studenti, con giovani, con lavoratici e lavoratori che neanche sanno che il nostro Partito esiste.
È uno sforzo immane ma sicuramente darà più soddisfazioni che non tentare, come si è fatto in passato, di riaggregare una diaspora socialista che ormai non ha più senso di perseguire.
Allo stesso modo, va mantenuta salda la collaborazione con la Federazione dei Giovani Socialisti, agevolarla nella creazione spontanea dei suoi circoli e cercare di portare avanti battaglie condivise.
Il medesimo approccio lo si deve avere con i centri studio o le associazioni di chiara matrice socialista con le quali ci si augura di aprire un sano confronto nel nome dei nostri alti ideali.

IL VENETO DI MATTEOTTI
Nel 2024 ricorre per l’ideale socialista una ricorrenza fondamentale, il centenario dall’uccisione di Giacomo Matteotti. Dobbiamo farci trovare preparati per l’evento che è già in fase di organizzazione da parte di un comitato promotore.
Va tutelato, evidenziato e fortemente ribadito il fatto che Matteotti fu un grande interprete del socialismo riformista che oggi trova in noi i suoi eredi diretti.

L’ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO
Alcuni modelli organizzativi del partito che si volevano perseguire hanno subito delle battute d’arresto a causa della pandemia. Nonostante l’informatica abbia permesso collegamenti costanti e sicuri per i momenti legati ai direttivi ed esecutivi regionali, appare opportuno cominciare a tornare, per quanto possibile, a svolgere le nostre riunioni in presenza.
Va fatto anche un puntuale lavoro di cura dei dati, della comunicazione interna ed esterna, di collegamento tra le Federazioni provinciali e soprattutto tra gli amministratori del territorio.
L’auspicio è che possa venire resa operativa la sede regionale per farne un reale punto di incontro per le occasioni di formazione, confronto politico e istituzionale.
Come PSI del Veneto dobbiamo creare le condizioni, coinvolgendo l’Associazione Socialismo, di programmare la creazione di una Scuola Politica rivolta a fasce giovanili, amministratori e interessati.

UNA VISIONE DEL VENETO SOCIALISTA, RIFORMISTA, LIBERTARIA
UN NUOVO PATTO PER I SOCIALISTI VENETI
Va identificato un chiaro “metodo” con cui si vuole individuare la partecipazione dei socialisti, e di chi si ispira agli ideali socialisti, nella costruzione della sinistra nel Veneto.
Serve la collaborazione di tutti, per traghettare il Partito Socialista del Veneto, unitamente alle federazioni socialiste regionali e provinciali del nord Italia, verso un nuovo orizzonte che parta da un patto che ricostruisca solidarietà e continuità culturale e politica fra generazioni.

L’AUTONOMIA DEL VENETO
Siamo stati l’unica forza politica a rifiutare di partecipare alla bufala del referendum che dopo quattro anni e dopo una spesa di 15 milioni di euro, ha portato solo benefici elettorali alla Lega e nessuno ai Veneti.
L’autonomia differenziata va in ogni caso richiesta con forza al governo centrale, sempre in una logica di sostenibilità e coesione nazionale che non deve essere scalfita.
Se le autonomie territoriali nascono per valorizzare le realtà municipali, nel Veneto siamo in presenza di un paradosso spaventoso: chi amministra da oltre 20 anni la Regione chiede la massima autonomia da Roma con la sola finalità di accentrare il potere nelle mani regionali senza poi valorizzare le vere autonomie degli enti locali, in primis i Comuni Veneti, che saprebbero gestire le risorse in maniera migliore e con un ritorno, in termini di investimento, delle stesse più proficuo e determinabile.
Viviamo come Veneti l’ingiustizia di essere geograficamente schiacciati da due regioni a statuto speciale.
La distorsione derivante da un differente trattamento, per noi penalizzante, a pochi chilometri di distanza da regioni privilegiate rischia di trasformarsi nei prossimi anni in tensioni sociali.
L’autonomia per la nostra regione non dovrà essere, tuttavia, occasione per instaurare un nuovo centralismo regionale, ma una vera opportunità per dare potere ai territori, sapendo differenziare e valorizzare le aree metropolitane, da un lato, e quei territori caratterizzati dalle peculiarità che il patrimonio ambientale conferisce loro, dall’altro, come le comunità montane del bellunese, del vicentino e del veronese, Venezia e il suo bacino lagunare e l’area del Delta del Po.
Dobbiamo essere di stimolo nei confronti dello Stato centrale per un ridisegno dell’assetto istituzionale che elimini le ingiustizie e promuova il principio di sussidiarietà.

PROGETTI E POSIZIONAMENTO STRATEGICO DEL VENETO
È ormai un dato conclamato ed evidente la perdita di competitività della nostra regione nei confronti di altre regioni italiane, su tutte l’Emilia Romagna.
Da cosa deriva questa situazione? Semplicemente dal timore, da parte di chi guida la regione, di scegliere, di fare scelte strategiche chiare ed assumersi la responsabilità anche di andare contro a sacche di potere consolidato difficili da scalfire.
Emblematico lo stato di confusione che vive il sistema portuale, il sistema infrastrutturale stradale, il rapporto con la grande industria innovativa e con le piccole e medie imprese.
Sta a noi elaborare delle soluzioni per evitare la perdita di competitività del Veneto.

I SOCIALISTI E I DIRITTI DEI VENETI
Come socialisti dobbiamo rispondere ad azioni di oscurantismo che sono nell’aria e lavorare per aumentare innanzitutto i diritti dei lavoratori, soprattutto gli sfruttati, i sottopagati che anche qui esistono, fino ad arrivare ai diritti civili che vanno estesi e garantiti, dal fine vita alla parità di genere.
Dobbiamo essere identificati come il partito dei diritti e dei doveri che persegue finalità di giustizia sociale, come da nostra tradizione.
Sapere che nei nostri territori ci sono persone e intere famiglie che, a causa del caro energia e di forme sempre più spinte di precariato lavorativo, non riescono neppure a fare la spesa ci deve riportare alle origini dei nostri ideali per agire con politiche che vadano a soddisfare anche le esigenze primarie delle persone, oggi messe in discussione.

SANITÀ DEL VENETO
La Sanità veneta da decenni è stata progressivamente privatizzata seguendo l’esempio della Lombardia dove la Compagnia delle Opere detta le strategie.
Il modello di gestione regionale della Sanità deve invece perseguire logiche di sviluppo della Sanità pubblica eliminando tutte le criticità legate ai lunghissimi tempi di attesa per visite e operazioni che non fanno altro che avvantaggiare gli interessi di chi opera nell’ambito privato.
Va fatta pressione perché a livello sia nazionale che regionale si pianifichi, in accordo con gli istituti universitari, la formazione del personale per superare la conclamata crisi di medici di medicina generale, di specialisti e infermieri.
Va evitato che prenda il sopravvento il modello Lombardia, tutelando, aggiornando e valorizzando il più possibile il modello Veneto, frutto di grandi intuizioni delle amministrazioni regionali dove i socialisti hanno avuto un ruolo determinante: si al mantenimento di reti sociosanitarie territoriali solide per essere vicini alle esigenze dei cittadini.
Le zone periferiche sono quelle che pagano maggiormente questa situazione di smantellamento in atto della rete sociosanitaria territoriali.
Alcune realtà, come il bellunese aspettano l’autonomia amministrativa, così come previsto dallo statuto della Regione del Veneto, dall’agosto 2014.
Anche in questo caso bisogna diffidare di chi invoca la totale autonomia da Roma per poi concentrare il potere senza dare la giusta autonomia ai territori veneti.

IL TURISMO VENETO
La legge regionale sul turismo presenta già degli aspetti innovativi.
Va in ogni caso riformata dando indicazioni più chiare ai territori che devono organizzarsi per macro aree, in forme giuridiche che prevedano la collaborazione tra pubblico e privato.
La regione deve destinare risorse sempre più cospicue alla promo/commercializzazione dei vari prodotti turistici presenti sui territori.
Le strategie operative devono essere interamente demandate agli enti territoriali, sempre con una supervisione regionale, affinché l’offerta turistica possa essere il più flessibile possibile, seguire i trend del mercato che sono in costante evoluzione e creare nuove possibilità destinate alle più recenti forme di turismo.
La rete infrastrutturale legata alla mobilità dei veneti deve essere potenziata anche in funzione di agevolare la mobilità turistica.
Il rilancio delle vie del mare, in particolare con il raccordo e la valorizzazione delle vie fluviali e dei canali può rappresentare un’opportunità in termini turistici e di trasporto.

IL DIRITTO ALLA CASA DEI VENETI
La regione deve farsi promotrice perché nel riordino urbanistico che deve caratterizzare il territorio si preveda, tra gli strumenti di programmazione comunale, l’obbligo di inserire aree di edilizia popolare e convenzionata, se possibile in una logica di rigenerazione urbana sempre più impellente, anche con possibilità di investimenti diretti attraverso istituti come ATER o di ambito comunale.
Una particolare attenzione va rivolta alle giovani coppie, ai giovani titolari di un lavoro atipico, ai genitori single con figli e agli studenti che non trovano alloggi a prezzi sostenibili.

SCUOLA E ISTRUZIONE PUBBLICA DEL VENETO
Nell’ambito degli spazi di gestione che il governo deve decentrare alle regioni, va riorganizzata la Scuola sulla base delle esigenze degli studenti, anche come servizio e supporto alle famiglie che lavorano, con apertura e servizi tutto il giorno e tutto l’anno come avviene per tutti gli altri servizi.
La scuola deve essere il centro in cui vengono erogati e gestiti tutti i servizi per i ragazzi in età scolare e deve essere garantito alle famiglie ogni tipo di supporto per evitare le discriminazioni nel diritto all’educazione derivanti da reddito o da mancanza di sostegni per le famiglie che lavorano.
Le Regioni, con fondi statali o proprie risorse, devono garantire una remunerazione adeguata del personale in particolare di quello docente oggi sottopagato, con regole che valorizzino impegno, merito e risultati, anche alla luce del maggior utilizzo del personale derivato dall’ampliamento dei servizi che la scuola dovrà erogare.
Tutte le scuole statali e professionali devono offrire la possibilità al termine dell’anno scolastico a tutti i propri studenti di partecipare a stage estivi. Il periodo lavorativo deve comprendere il versamento dei contributi.
Dovranno essere previsti appositi incentivi/defiscalizzazioni perché al conseguimento del diploma le aziende possano garantire l’assunzione a tempo indeterminato degli studenti che hanno contribuito a formare.
Obiettivo fondamentale è favorire davvero la massima occupazione, specialmente quella dei giovani, tenendo come punto di riferimento importante il modello tedesco.

I PARCHI REGIONALI DEL VENETO
L’attuale normativa che regola l’esistenza dei Parchi Regionali appare limitativa.
Ai Parchi vanno riservate le dovute risorse per essere realmente un vantaggio per le comunità che li vivono.
I piani ambientali vanno ricalibrati per dare maggior peso e risalto ad operazioni di natura turistica ed infrastrutturale a supporto del turismo stesso e della collettività.

L’AGRICOLTURA VENETA 4.0
Il futuro è l’agricoltura 4.0 = sostenibilità – digitalizzazione – tracciabilità
Per avere una agricoltura sostenibile bisogna evitare gli sprechi calcolando esattamente il fabbisogno idrico della colturale individuando in anticipo l’insorgenza di malattie della pianta o la presenza di parassiti, avere un notevole risparmio in termini di risorse economiche, avere un maggiore controllo sui costi di produzione grazie ad una precisa pianificazione di tutte le fasi di coltura, semina e raccolta.
I vantaggi dell’agricoltura 4.0 sono di 3 tipi: economici, ambientali, sociali.
Economici perché un maggiore controllo sulle attività conduce all’ottimizzazione delle risorse a disposizione, di conseguenza ad un minore spreco di acqua e fertilizzanti che si traducono in risparmio per l’agricoltore, ambientali perché un’agricoltura 4.0 è finalizzata a migliorare la resa e la sostenibilità dell’ attività agricola e l’impatto ambientale dell’intera filiera agroalimentare, sociali perché si rispecchiano sia sul consumatore finale che avrà a disposizione prodotti qualitativamente migliori e più salutari e anche sul lavoratore perché con le nuove tecnologie avrà un miglioramento delle condizioni di lavoro, rese meno pesanti dal supporto di strumenti digitali e innovativi.
Nell’agricoltura 4.0 si ha inoltre una maggiore tracciabilità della filiera agricola.
Durante ogni passaggio dal campo al confezionamento è possibile raccogliere dati utili a mantenere sotto controllo ogni passaggio del processo di produzione.
Realizzare una filiera corta con poco margine di errore consente di produrre alimenti di altissima qualità e sostenibili dal punto di vista ambientale. Il futuro dell’agricoltura è perseguire modelli di eccellenza.

LO SPOPOLAMENTO E LA FUGA DAL VENETO
Il problema dello spopolamento e della perdita di cervelli va affrontato dando servizi e possibilità di lavoro adeguatamente retribuite.
Bene contemplare, come già si fa, regimi fiscali agevolati per chi decide di rientrare dall’estero ma non è uno strumento sufficiente.
Vanno create le condizioni perché al lavoro sia sempre affiancata una dignità retributiva reale.
Occorre inoltre attivare con opportuni incentivi l’insediamento di industrie innovative capaci di attirare i talenti che ora devono emigrare.

CONTRASTO AL CALO DEMOGRAFICO NEL VENETO
La questione dell’invecchiamento della popolazione è sotto gli occhi di tutti, avremo una popolazione che invecchierà sempre maggiormente e le politiche che si metteranno in campo dovranno tenere presente questo scenario senza però penalizzare le fasce d’età giovanili.
Vanno perseguite politiche per una maggior tutela degli anziani e va programmata una riorganizzazione delle case di riposo.
Alle famiglie e alle coppie di fatto vanno garantite facilitazioni fiscali, bonus nascite e vanno pretese dalle aziende delle forme di welfare aziendale a tutela delle mamme lavoratrici attraverso degli standard minimi da adottare per non penalizzare il lavoro femminile.

IL LAVORO NEL VENETO
La regione del Veneto presenta situazioni a macchia di leopardo con aree dove si faticano a trovare lavoratori rispetto ad altre dove non si trova il lavoro.
La Regione dovrebbe dotarsi di strumenti per monitorare costantemente i flussi legati al mondo lavoro e puntare ad una programmazione scientifica stimando le necessità lavorative per proporre dei percorsi di istruzione finalizzati e reperire professionalità in ambiti dove le stesse sono ormai pressochéé assenti, basti pensare alla filiera turistico-alberghiera e a quella artigianale.
Le difficoltà di reperire personale si evidenziano anche nel settore pubblico nonostante siano ripartiti i concorsi pubblici.
Un rinnovata cultura della sicurezza deve ambire a ridurre, fino a debellare, i morti e gli infortuni sul lavoro, che rappresentano una piaga sempre viva.

UN PIANO VENETO PER L’ACCOGLIENZA
La mala gestione dei fenomeni legati ai fenomeni migratori dello stato centrale e dell’Unione Europea si riversa sul territorio veneto in maniera spesso drammatica.
Si sono visti paesi di poche centinaia di abitanti con migliaia di profughi ammassati come animali.
Il fenomeno migratorio è un fenomeno che non si fermerà: la regione deve programmare un modello di accoglienza che esuli da sterili approcci ideologici e che pianifichi in maniera puntuale le ricadute territoriali, stabilendo con lo stato centrale dei numeri sostenibili per provvedere ad accogliere al meglio.
Il modello che va perseguito è quello dell’accoglienza diffusa, secondo regole certe, per garantire dignità umana agli ospitati, per far loro imparare la lingua italiana e le leggi italiane, programmando corsi di formazione professionali perché possano gestirsi autonomamente ed entrare nel mondo del lavoro nell’arco di pochi mesi.
L’umanità deve prevalere sull’egoismo e sui calcoli di convenienza politica.
Gli stranieri di oggi saranno gli italiani e i veneti del futuro e contribuiranno allo sviluppo della nostra società e della nostra economia, come già è successo per molti italiani e veneti all’estero.
Non scordiamoci di quando eravamo noi a chiedere aiuto.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO, TUTELA IDROGEOLOGICA E UN PIANO PER L’ENERGIA DEL VENETO
Il cambiamento climatico ha, e avrà, grosse ripercussioni principalmente sui rilievi montani. Già nel 2018 la tempesta VAIA ha devastato interi territori e sradicato migliaia di alberi.
Tonnellate di legname che la Regione non è stata in grado di gestire, legno svenduto ad Austriaci e Cinesi che oggi ce lo rivendono a prezzi aumentati.
Si sta combattendo inoltre una battaglia contro il bostrico, un insetto che ha attaccato gli abeti rossi e che sta distruggendo il patrimonio boschivo.
Canali, fiumi e laghi alpini sono in sofferenza per la mancanza di neve e pioggia e quelli utilizzati per l’irrigazione sono svuotati.
Le montagne si sgretolano e la massa di detriti scende a valle richiedendo un lavoro di rimozione in zone senza spazi adatti.
La mancanza di neve e le temperature alte creano problemi per l’innevamento delle piste in aggiunta all’aumento dei costi dell’energia.
In unione con i Consorzi di Bonifica va perseguito un piano strategico regionale per la manutenzione delle reti idrauliche primarie e secondarie.
Il flusso dell’acqua, in occasione delle bombe d’acqua, deve essere gestito a monte prima che vengano fatti disastri a valle.
La crisi in atto non deve permettere di sprecare la risorsa idrica.
Si assiste ad un mutamento generalizzato che colpisce le coste venete e l’immediato entroterra, con fenomeni meteorologici sempre più estremi e distruttivi.
Il contrasto al cambiamento climatico deve essere perseguito dalla regione finanziando tutti i progetti che puntano ad eliminare le emissioni dei CO2, sostituendo forme classiche di uso di materie fossili con la geotermia, il fotovoltaico e tutte le forme di energia pulita e sostenibile.
Rispetto al tanto discusso tema legato alle trivellazioni nell’Adriatico, soprattutto per quanto concerne le aree in prossimità di Venezia e del Delta del Po’ vanno fatte profonde riflessioni, perché i benefici derivanti dalle trivellazioni rischiano di essere nettamente inferiori alle problematiche legate a fenomeni di subsidenza che andrebbero incidere a livello sociale ed economico in maniera difficilmente reversibile.

DAL VENETO AL TRIVENETO: DIVENTARE UNA MACRO REGIONE EUROPEA
Nell’attesa di una auspicata riforma dell’assetto regionale italiano, Il Veneto deve fin da ora iniziare un costante percorso di dialogo, confronto istituzionale, con l’Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige: l’obiettivo è l’ottimizzazione delle strategie, degli investimenti reciproci e soprattutto creare le condizioni per la creazione della macro regione del Triveneto in grado di competere realmente con le altre regioni europee più sviluppate. "

  •   Via Chioda 125A - 37134 VERONA
    Presso la sede del C.C.C.

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