Verso il voto. Intervista al Segretario Nazionale del PSI

Maraio: «25 settembre, una scelta per la libertà. No al grande bluff delle destre». Intervista di Carlo Pecoraro


L'Avanti della Domenica di sabato 24 settembre pubblica una intervista del giornalista Carlo Pecoraro al Segretario Maraio e che di seguito riportiamo

" E' questo un momento storico cruciale. Lo è per tante ragioni e non solo politiche. Ma la politica ha il dovere sacrosanto di fare una sintesi di questi ultimi due anni e trovare una via d’uscita per il Paese”.
Enzo Maraio, segretario nazionale del Partito Socialista Italiano (candidato al Senato della Repubblica, nel collegio proporzionale Lazio 1 - Roma Capitale - Fiumicino - Ciampino) non ha dubbi sul ruolo che i partiti debbano avere il giorno dopo il voto.
Per farlo - aggiunge - è necessario trovare le risposte alle necessità delle famiglie e non cavalcarne il malessere solo per ottenere voti. Occorre avere grande senso di responsabilità e non giocare sulla pelle degli italiani solo per conquistare un seggio in Parlamento.
Il 25 settembre bisogna, insomma, difendere la nostra libertà e assumersi la responsabilità del nostro futuro”.
Cosa ti spaventa?
Principalmente il tentativo della destra di presentarsi con un volto rassicurante. Un grande bluff. Basti vedere chi, in Europa, ha votato contro il rapporto della Delbos-Corfield che ha definito l’Ungheria di Orbàn una -minaccia sistemica- ai valori fondanti dell’UE e soprattutto una -autocrazia elettorale-. Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro ed è questo il rovescio della medaglia, quello più subdolo e pericoloso. La parabola della Meloni è tutta in quella frase pronunciata in piazza Duomo a Milano: «La Ue è preoccupata? Se vinciamo noi è finita la pacchia». Una affermazione che dovrebbe riportare tutti gli italiani di buon senso con i piedi per terra. Una destra per nulla moderata e a Meloni basta poco per tirare fuori lo stesso volto di quello mostrato al comizio spagnolo davanti al popolo dell’ultradestra di Vox. Ecco, io sono spaventato dal fatto che l’Italia, con questa destra al potere, possa ritrovarsi isolata in Europa ed assumere una deriva autocratica. A iniziare da quelle conquiste di libertà acquisite e quelle per le quali ancora lottiamo. Il primo gradino che vorranno scardinare saranno proprio i diritti civili, cosa purtroppo già evidente nelle Regioni dove governano. E poi il welfare, che con la destra al potere, divaricherà ancora di più la forbice sociale.
Una destra, questa, che può contare anche sull’aiuto indiretto del cosiddetto -terzo polo- di Renzi e Calenda.
Lo abbiamo detto in più occasioni, anche dalle colonne dell’Avanti! Questa discutibile legge elettorale premia le coalizioni e non agevola terzi poli o gambe, che rischiano solo di essere stampelle per la destra, per questa destra che abbiamo appena descritto. Il cosiddetto elettorato moderato, dovrebbe invece guardare al centrosinistra. È questa la "casa" nella quale alberga quella cultura “democratica e progressista” che può consentire di riprendere in mano il Paese da dove lo abbiamo lasciato, da dove lo hanno buttato giù. Senza fraintendimenti, ritorsioni interne, scontri, litigi. Una coalizione coesa e determinata, al servizio dell’Italia. Un programma chiaro sulle questioni interne e su quelle internazionali. Senza equivoci, come pure accade a destra con Berlusconi che rimprovera la Meloni sull’Europa o come accade nel terzo polo, con Calenda che critica Renzi per la sua amicizia con il principe saudita Bin Sal-man; quello che, per Onu e Cia, è il mandante dell’omicidio del giornalista Khashoggi. Ecco sono queste alcune delle contraddizioni che il giorno dopo il voto emergeranno e rischieranno di rendere il Paese ingovernabile. E questa volta non ce lo possiamo permettere.
Ecco, tu parlavi di una politica che ha il dovere di trovare soluzioni efficaci per il Paese. Siamo nel pieno di una crisi energetica determinata da una guerra di aggressione, due elementi chiave di questa campagna elettorale: come si fa a uscire da questo tunnel?
L’obiettivo resta quello di una soluzione diplomatica che ponga fine al conflitto, alla tragedia e alla sofferenza di tante vite umane spezzate. Ma senza abbassare mai la guardia davanti alle minacce di Putin. Le sanzioni inflitte all’Unione Sovietica e la determinazione del popolo ucraino lo stanno indebolendo mandando a monte i suoi piani. Doveva essere una guerra lampo, così non è stato e l’Europa, e noi con essa, ha riaffermato il diritto di autodeterminazione di un popolo che ha scelto di difendere la sua democrazia da una vile aggressione. Non solo l’esercito di Putin sta risentendo della resistenza ucraina, tanto che Putin è stato costretto a richiamare alle armi 300 mila riservisti, ma anche il popolo è stufo. E ne è prova quel “niet war”, il grido di migliaia di persone scese in piazza per condannare questa guerra. Le conseguenze? Repressione e arresti, roba da regime. La questione energetica. Ecco, senza giri di parole, è il primo punto all’ordine del giorno che la politica deve mettere sul tavolo subito dopo il voto. Due le cose da fare immediatamente: riconsiderare il ruolo diretto dello Stato nel settore dell’energia e accelerare gli investimenti verso la transizione ecologica dei sistemi urbani. Investimenti già pianificati dal Governo attraverso i fondi del PNRR. Ma che andavano accompagnati per evitare di finire nella ragnatela della burocrazia. Così non è stato ed è bene sempre ricordare chi, per un motivo o per un altro, ha mandato in frantumi tutto: il Movimento 5 stelle guidato da Giuseppe Conte, che all’improvviso ha smesso di essere l’avvocato degli italiani per diventare avvocato di se stesso. E poi a seguire Lega e Forza Italia, con Berlusconi che ora sbraita contro le posizioni dei suoi alleati. La conseguenza è stata che, chi riteneva irresponsabile un comportamento del genere, ha girato i tacchi e se n’è andato fondando e alimentando nuovi partiti che non hanno una storia, un pantheon da difendere, pronti a chinarsi, come canne di bambù, al vento dei vincitori. Per noi, il punto di riferimento era, è e resterà sempre il Partito Socia-lista Europeo, che in questi anni ha determinato politiche efficaci di sviluppo.
Tra le priorità, il lavoro è ai piani alti dell’agenda del centrosinistra.
Sicuramente. Bisogna far ripartire l’economia e creare lavoro stabile, da un lato tagliando il cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori, dall’altro agevolando con incentivi e una fiscalità di vantaggio il sistema delle imprese. Parlavamo di politiche efficaci, io penso a quelle sul lavoro attuate nella Spa-gna di Pedro Sanchez, che hanno ridotto il precariato e rimesso in moto la macchina economica del Paese. Penso alle misure che l’Europa è pronta a varare sul “salario minimo”, rimettendo in moto la “scala mobile” adeguando i salari alla vita reale. È questa una strada per sistemare tutti quei contratti “finti” che oggi rendono precario il lavoro di rider, braccianti, operatori delle piattaforme digitali o delle cooperative e della logistica. La pandemia e la guerra nel cuore dell’Europa hanno determinato uno scompenso sociale, solo in parte ammortizzato con il reddito di cittadinanza, che è sempre più una misura giusta negli obiettivi, ma da rivedere e perfezionare nelle modalità. E oggi da sola non basta. Tradotto in soldoni, la vera sfida non è togliere sostegno alle sofferenze e alle povertà, ma creare un sistema integrato nel quale le proposte di lavoro e i relativi salari siano dignitosi e accettabili. Va superata, insomma, una realtà nella quale per molti risulta difficile accettare un lavoro sottopagato.
Il 26 mattina, cosa accadrà?
Sono sicuro che alla fine nelle urne prevarrà il sostegno degli italiani a chi difende scuola, sanità pubbliche, a chi ritiene che lo sviluppo dell’Italia passi da un investimento sul Mezzogiorno, necessario a far ripartire il Paese e a chi intende proseguire sulla strada dei diritti civili e sociali. Tutti impegni che abbiamo assunto con chiarezza in campagna elettorale. Poi, ti dico quello che io e che mi auguro anche gli italiani non vogliono: trovare l’invasor. "

Carlo Pecoraro

  •   Via Chioda 125A - 37134 VERONA
    Presso la sede del C.C.C.

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