Inaugurato il 42° anno accademico dell'università di Verona dal Rettore Pier Francesco Nocini

Lectio di Roberto Vecchioni e laureati ad honorem Luca Cordero di Montezemolo e Giovanni Malagò


E’ stato inaugurato lo scorso 8 febbraio dal Rettore Pierfrancesco Nocini, che termina quest’anno il suo mandato, il 42° anno accademico dell’Università di Verona.
Nuove conoscenze, innovazione e sviluppo tecnologico per una spinta verso il futuro, una migliore offerta formativa ed i numeri sempre più grandi di studenti, sintomi di un ateneo in continua crescita, sono stati i punti focali del suo intervento.
Una università ben ancorata nel tessuto sociale e cittadino dice il Rettore nella sua relazione e, rivolgendosi alle autorità presenti tra cui il sindaco Damiano Tommasi e il Vescovo Mons. Domenico Pompili, “Quello che vi lascio è un’eredità solida, la base di un disegno da cui non si può che proiettarsi in avanti. Sono convinto che questa sia la giusta strada per il progresso del nostro Ateneo, che non risiede nella continuità delle persone, ma nella continuità delle idee e dei progetti che responsabilmente non devono andare dispersi” ed inoltre “Oggi, Verona, è ‘Città universitaria’ grazie alla presenza di un ateneo aperto, radicato nel territorio e capace di integrarsi con la sua comunità”.
Nel suo discorso non sono certamente mancati i numeri a cominciare, anche grazie all’impegno dell’ESU, dall’aumento dei posti letto a disposizione della comunità studentesca, passati dai 430 nel 2021 agli attuali 540 e i 670 previsti entro l’anno prossimo.
Non solo, ma anche ampliamento anche della No Tax Area da 22 a 27 mila € di ISEE, favorendo in tal modo l’accesso al diritto allo studio mediante l’esenzione della tassa di iscrizione a quasi 11500 studenti.
Dal 2020 l’assunzione di 359 docenti e ricercatori e 240 funzionari tecnico/amministrativi ha permesso un aumento dei corsi di studio, dei dottorati e delle scuole di specializzazione, la realizzazione del progetto della nuova sede di Vicenza per i corsi di laurea sanitaria e il completamento del Biologico 3 nel polo di Borgo Roma, portando la comunità studentesca a quasi 30.000 iscritti, rispetto ai 25.000 dell’anno accademico 19/20.
Due sono stati però, a nostro parere, i momenti che hanno caratterizzato la cerimonia di apertura.
- Il primo, la conferma che si realizzerà, con la collaborazione dell’imprenditore Leonardo Del Vecchio, il Campus Universitario di Verona.
- Il secondo è l’intervento della rappresentante degli studenti Irene Lupi, ben focalizzato su alcune delle carenze del sistema universitario, veronese e non, e sulle esigenze della popolazione studentesca; lo riportiamo integralmente in fondo all’articolo dato il notevole interesse dei punti trattati.
Dice il Rettore Nocini in merito al primo punto “Il progetto del Campus dell’Università di Verona, da tutti noi sognato, potrebbe prendere forma, con il suo fondamentale supporto e con la collaborazione dell’ESU e del Comune di Verona a Borgo Roma, all’interno in un terreno dell’ateneo adiacente a Cà Vignal e al futuro Biologico 3”, mentre lo stesso Del Vecchio conferma “Questo è solo l’inizio di un percorso che faremo assieme e per questo ringrazio il magnifico rettore e amico Pier Francesco. Il mio compito sarà quello di lavorare insieme a voi perché il sogno del Campus dell’università di Verona possa prendere forma. Un campus che risponda alle esigenze delle studentesse e degli studenti e che dia a loro la possibilità di vivere appieno la parentesi universitaria, con un’attenzione speciale alle famiglie in maggior difficoltà che vedono nel percorso degli studi universitari l’opportunità di offrire il miglior futuro ai propri figli”.
Diversi i temi affrontati nell'ottimo intervento della rappresentante degli studenti; dal diritto allo studio ancora disatteso e difficile da raggiungere, 1322 borse di studio nel nostro ateneo solo per l’anno in corso non ancora erogate, alla precarietà stipendiale dei contratti di dottorato e di ricerca, alla estrema difficoltà nel reperimento di alloggi studenteschi.
Ma l’inaugurazione dell’anno accademico ha voluto dire anche il conferimento di due lauree honoris causa, la prima in “Management e strategia d’impresa” a Luca Cordero di Montezemolo, con la lectio “Il coraggio di osare, la rivoluzione dell’alta velocita”, la seconda a Giovanni Malagò, presidente del Coni, in “Management delle attività sportive, innovative e sostenibili” che ha tenuto la lectio magistralis “Lo sport come paradigma di crescita sostenibile nel segno dell’innovazione”.
Ed inoltre la lectio di Roberto Vecchioni “Un grande futuro dietro di noi” che, prendendo spunto dal XV canto dell’Inferno di Dante, ci ricorda che le radici del nostro futuro sono fondate nella grande eredità che ci hanno lasciato i maestri del passato, e il già menzionato Leonardo Maria Del Vecchio che ha ricevuto la benemerenza con menzione d’onore dal Rettore Nocini.
Non è mancato infine il ricordo degli studenti e dei professori che non ci sono più.
Montezemolo ha fatto il punto sulla storia di Italo, soffermandosi soprattutto sulla più grande liberalizzazione in Italia dopo quella della televisione: l’Alta velocità con i treni Italo, caso unico in Europa, studiato da tutti i paesi che vogliono liberalizzare il sistema dei trasporti ferroviari Av ed ha aggiunto: “Se c’è una Regione con una vera imprenditorialità diffusa dove la famiglia imprenditoriale ha ritrovato un ruolo dopo essersi inebriata nella finanza, quella è la Regione Veneto” mentre, rivolto agli studenti, “Sognate per realizzare i vostri sogni con capacità, perché vince il più capace, ma il mio auspicio è che ci sia un Paese capace di credere nei vostri sogni”.
Nel suo intervento Malagò ha voluto ribadire l’importanza strategica della visione dello sport come elemento nevralgico di sviluppo e sottolineato che l’università di Verona è stata la prima nel panorama nazionale a saper intercettare, dare forma e contenuto a questa opportunità, anche in vista del ruolo della città nelle olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 ormai alle porte.
“Vi consiglio di poter fare quello che ho fatto: io per terra, ali aperte. Se avrete la fortuna di occuparvi di qualcosa che per voi è sinonimo di passione sarete stati bravi, se non lo avete trovato continuate a cercarlo” le parole di Malagò rivolte agli studenti presenti.
Alla Prof.ssa Chiara Leardini, direttrice del dipartimento di Management di ateneo, il compito di leggere le motivazioni delle due lauree conferite dal Rettore Nocini.
Presenti anche le campionesse olimpiche Federica Pellegrini e Sara Simeoni a cui il rettore ha consegnato il sigillo di ateneo.

Intervento della presidente del Consiglio Studentesco Irene Lupi

"Cara comunità studentesca e comunità tutta dell’Università degli Studi di Verona, Magnifico Rettore, gentili ospiti, Autorità,
Sono Irene Lupi e da poco rappresento tutta la comunità studentesca di questo Ateneo.
Credo fortemente che fare rappresentanza significhi assumersi la responsabilità collettiva della comunità a cui si appartiene partecipandone attivamente alla cura.
Questa partecipazione è un diritto democratico che non possiamo dare per scontato, in particolar modo in un periodo in cui assistiamo a un progressivo restringimento delle nostre libertà: dal diritto al dissenso, passando per quello all’informazione libera, fino alla possibilità di esercitare un pensiero critico, che dovrebbe essere invece promosso e tutelato soprattutto nei luoghi di formazione.
Libertà che sono state conquistate grazie a quella presa di posizione e di azione di moltissime e moltissimi giovani che lottarono per la costruzione di un Paese diverso: libero dall’oppressione, dalla violenza, dalla dittatura.
A 80 anni dalla Liberazione del nostro paese dal nazi-fascismo ci chiediamo cosa sia rimasto di quelle lotte portate avanti trasversalmente per la costruzione della nostra Repubblica.
Oggi serve ancora ribadire che l’antifascismo non dovrebbe essere un valore solo di alcuni, ma di tutte e di tutti, poiché pilastro imprescindibile della nostra costituzione, democrazia, e libertà.
Non possiamo permettere che il passato venga manipolato per giustificare le ingiustizie dell’oggi e che la pericolosa nostalgia di uno dei capitoli più bui della nostra storia riemerga per mano di una politica assolutista, a danno di chi viene criminalizzato e relegato ai margini della società in nome di identità nazionali e di una falsa purezza da preservare.
La libertà non può essere declinata ai danni di nessuno, perché siamo liberi davvero, solo quando lo siamo tutte e tutti.
L’Università deve essere tutela e garanzia di questo. Ma la possibilità di autodeterminarsi nel proprio percorso di studi rimane troppo spesso ancora un privilegio di chi se lo può permettere.
Potersi iscriversi all’Università non basta: servono risorse adeguate per completare il proprio percorso. Il diritto allo studio, sancito dalla nostra Costituzione, resta spesso disatteso.
Lo ribadiamo ogni anno in questo contesto e non solo.
Sono ancora 786 le persone che dall’anno scorso stanno aspettando di ricevere la borsa di studio, a cui hanno diritto. 1322 invece, che la aspettano quest’anno.
Assessora Mantovan, qual è la vostra ennesima giustificazione?
Se la nostra Regione non ci aiuta, il Governo non è da meno, dimostrando di fatto la propria visione di sistema Paese, di Università e di Ricerca.
Un Paese che sottrae risorse ai servizi essenziali e all’istruzione in favore di investimenti militari, è un Paese che decide in maniera chiara da che parte stare, e che in futuro dovrà affrontare le conseguenze di questa scelta.
La legge di bilancio 2025 lo ha dimostrato ulteriormente.
Aumentando le spese militari del 12%
Tagliando invece 200 milioni di euro agli atenei: 700 in totale nei prossimi 3 anni.
Questa la precarietà in cui la nostra generazione si trova.
Mancanze strutturali colpiscono non solo chi studia, ma anche chi in Università lavora: perché la ricerca è lavoro.
Eppure, dottorandi e ricercatori sono sempre più condannati alla precarietà, con contratti insicuri, stipendi inadeguati, nessuna tutela.
Il governo annuncia nuove forme di assegni di ricerca spacciandoli come una soluzione, continuando così ad espellere il 90% dei giovani ricercatori e costringendoli a cercare altrove il riconoscimento e le opportunità che qui vengono sistematicamente negati.
E lo stesso accade per gli specializzandi che svolgono un ruolo essenziale all'interno del Servizio Sanitario Nazionale e ne garantiscono il funzionamento, giorno e notte, ma vengono sacrificati alle carenze di un sistema al collasso, con conseguenze dirette sulla salute di tutte e tutti noi.
Queste insicurezze influiscono gravemente anche sul benessere psicologico di ricercatori e dottorandi, che si trovano a dover lottare con livelli di stress e ansia altissimi per accaparrarsi una misera borsa da precari, per poi nella precarietà rimanerci per anni.
“Sogna, ragazzo, sogna” Ma in queste condizioni come facciamo a sognare?
Non ci rappresenta la retorica per la quale i giovani non hanno voglia di fare la propria parte: perché noi siamo qui, di fronte a voi e ci assumiamo la responsabilità del presente e del futuro che abbiamo davanti.
La sfida che ci attende è complessa, ma decisiva. E l’Università, in questa, deve presentarsi come una comunità unita. Una forza viva e propulsiva. Ringraziamo il Rettore per la collaborazione dimostrata in questi anni, con l’auspicio di poter proseguire insieme a questa Governance e alla futura, il percorso congiunto per dare centralità all’Università e alla comunità studentesca.
Non possiamo più stare immobili, vedere questo Paese sgretolarsi, e sentire, sotto accuse retoriche e qualunquiste, una continua mancanza di responsabilità.
A problemi congiunti, servono risposte congiunte: serve insistere per il rifinanziamento al Fondo Finanziario Ordinario degli Atenei, servono studentati pubblici, serve coprire tutte le borse di studio, servono percorsi che portano alla ricerca e all’insegnamento con tempi lineari, serve una didattica innovativa, serve presidiare l’Università pubblica come realmente libera, accessibile e profondamente democratica.
Noi ci siamo, non abbiamo mai pensato che sarebbe stato facile, anzi, ci ripetono che è inutile, che nulla cambierà.
Ma la storia ci insegna il contrario: ogni diritto conquistato, ogni spazio difeso, ogni voce che si è alzata, ha dimostrato che lottare porta un cambiamento e ridisegna le possibilità.
Per questo noi non smetteremo.
Prendendo in prestito le parole del Professor Vecchioni, dal brano “Figlia” del 1976 diranno,
"Non ti agitare, che non serve a niente,[...]
[...]e invece tu- grida forte,”
e ancora:
“lontano mi porta il sogno,
ho un fiore qui dentro il pugno”
Con il fiore di chi ha lottato per la libertà,

Buon anno accademico a tutte e tutti


  •   Via Chioda 125A - 37134 VERONA
    Presso la sede del C.C.C.

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