I
riflettori della politica cittadina in
questi giorni sono puntati non solo sul caso
che coinvolge l’ex vicesindaco
Vito Giacino, ma anche l’assessore
Giorlo, per non parlare sulla parentopoli
nostrana; non si può quindi parlare di caso
singolo, ma evidentemente siamo di fronte ad
un modus operandi che coinvolge il sindaco
Tosi e la sua giunta.
E’
ormai difficilmente negabile che il mancato
sviluppo della città, i mirabolanti progetti
di stravolgimento del tessuto cittadino
legato ad un aumento smisurato di cemento a
scapito di una riqualificazione delle aree
edificabili, i loschi intrecci tra finanza,
politica e mangement delle aziende
municipalizzate, si devono essenzialmente ad
un sistema Verona creato dal nostro primo
cittadino che ha escluso scientificamente
ogni controllo pubblico al suo operato.
La
giunta Tosi nulla fa per la drammatica
situazione economica in cui versano le
famiglie di coloro che hanno perso il posto
di lavoro, nulla fa per combattere
l’inquinamento dovuto ad un traffico che
soprattutto in certi quartieri ha raggiunto
livelli abnormi, nulla fa per creare
presupposti di un rasserenamento degli animi
delle frange nazifasciste più estremiste, ma
ha pensato molto alla sicurezza dei parchi
con le ronde padane, alle panchine
anticlochard, ai ragazzini che mangiando i
panini possono sporcare i luoghi pubblici.
Inoltre ha pensato
molto e anche bene a
megaprogetti in project financing, ovvero
finanziati con pochi soldi dai privati e
molto invece dalla finanza pubblica,
permettendo comunque enormi vantaggi ai
costruttori mediante le cosiddette opere di
compensazione.
Il
nostro partito ha ritenuto quindi
indispensabile, di fronte all’esplodere del
caso Giacino, denunciare la pericolosità di
questo modus operandi della giunta Tosi per
il tessuto democratico della nostra città
mediante un comunicato stampa inviato ai
maggiori quotidiani locali.
Riportiamo di seguito il testo del
comunicato.
COMUNICATO STAMPA DEL PARTITO
SOCIALISTA ITALIANO
Il
Partito Socialista Italiano - segreteria
veronese - di fronte agli scandali emersi in
questi giorni che hanno come protagonisti
alcuni vertici dell’amministrazione pubblica,
li giudica come naturale esito di un sistema
iniziato con l’ascesa al potere di Tosi.
La
logica portata avanti dall’attuale Sindaco
fin dal suo insediamento è stata quella
della privatizzazione dei beni pubblici e
dell’esproprio delle sedi di pubblico
dibattito e controllo dei cittadini.
Così mentre da un lato si è promossa
l’alienazione di immobili pubblici
storicamente considerati patrimonio della
città, parallelamente si escludevano le sedi
proprie del controllo pubblico (consiglio
comunale, commissioni consiliari,
circoscrizioni) dalle decisioni strategiche
sul futuro della città.
I
provvedimenti
più importanti venivano decisi o
dalle società comunali collegate (dove il
controllo democratico e le procedure
connesse sono ridotte) o in sedi e con
procedure al di fuori degli organismi eletti
democraticamente dai cittadini.
Il
sistema di potere creato da Tosi prevede
anche che chi non si allinea alle decisioni
del vertice venga immediatamente rimosso
dalle funzioni, sia esso un funzionario
pubblico non consenziente o un politico che
non si adatta a fare il semplice portavoce.
Il
caso Giacino – e gli altri che seguiranno –
non è quindi altro che il primo emergere di
un sistema di potere che lascia ai
collaboratori più stretti mano libera per
perseguire interessi privati, a patto che
non discutano le scelte strategiche
riservate al capo. Una logica che si è
accentuata dopo le ultime elezioni che hanno
visto il successo delle liste personali.
Il
problema che da oggi in poi sta sulle spalle
delle forze di opposizione - tra cui un
ruolo di esperienza e concretezza spetta di
diritto al Partito Socialista – è in primo
luogo quello di ricostituire il rapporto tra
cittadini ed Istituzioni.
Un’esigenza tanto
più sentita di fronte alla drammatica
situazione economica che coinvolge
moltissimi nostri concittadini e che vede il
Comune di Verona completamente assente.
A chi è rimasto senza lavoro e non sa
come provvedere alla propria famiglia, a chi
lotta per la sopravvivenza di aziende
piccole e grandi in un momento così
difficile, non può che risultare scandaloso
ed inaccettabile il comportamento di chi usa
il pubblico denaro per il proprio tornaconto.
Compresi quei
dirigenti e funzionari pubblici che,
in cambio della propria ‘fedeltà’,
ottengono benefici economici e
sproporzionati al ruolo e all’attuale
situazione dei bilanci pubblici.
Verona, 21.02.2014