Il
clima di sfiducia nei partiti e nel sistema
politico italiano che fece seguito allo
scandalo di tangentopoli sfociò nel
referendum abrogativo dell'aprile 1993 in
cui il 90,3% dei votanti si espresse a
favore dell'abrogazione del
finanziamento pubblico ai partiti.
Ma di fatto il risultato referendario fu
ignorato in quanto alcuni mesi dopo, nel
dicembre
1993 il Parlamento, con la
legge n.
515 del 10 dicembre 1993,
aggiorna la già esistente
legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo
per le spese elettorali”.
Questa nuova legge fu
immediatamente
applicata in occasione delle elezioni del 27
marzo 1994; successivamente la
legge n. 2 del 2 gennaio 1997, intitolata "Norme
per la regolamentazione della contribuzione
volontaria ai movimenti o partiti politici"
chiuse il cerchio, reintroducendo
praticamente il
finanziamento pubblico ai partiti,
e snaturando fino in fondo il volere del
popolo espresso nel referendum del 1993.
E’ vero comunque che questa legge prevede
la possibilità per i contribuenti, al
momento della dichiarazione dei redditi, di
destinare il 4 per mille dell'imposta sul
reddito al finanziamento di partiti e
movimenti politici, ma l’adesione a tale
forma di finanziamento privato
è risultatat assai
limitata e largamente insufficiente.
In questo ultimo periodo il problema del
finanziamento pubblico ai partiti è
riesploso violentemente,
suscitando nei
contribuenti un misto di rabbia e disgusto,
dopo i casi clamorosi dei soldi sottratti ai
partiti dai tesorieri della Margherita, Lusi,
e della Lega, Belsito resi possibile dalla
assoluta mancanza di controlli sui bilanci e
sulle spese.
La crisi economica che attanaglia in maniera
opprimente le famiglie, i giovani e i
sottoccupati italiani, rende inaccettabile
ed immorale l’appropriazione indebita per
scopi privati di così ingenti risorse
finanziarie pubbliche .
Il
Governo e i partiti della maggioranza che lo
sorreggono è corso ai ripari, approvando
nello scorso 22 maggio il primo articolo
della proposta di legge per il dimezzamento
dei contributi del finanziamento pubblico ai
partiti;
l'articolo
è passato a larga maggioranza, con il voto
contrario dell’IdV, della Lega e dei
Radicali.
Ma il sistema dei
rimborsi elettorali non sarà invece
cancellato, essendo stati respinti dall’aula
alcuni emendamenti che puntavano ad
abrogarli completamente.
Il dibattito è aperto e
molte sono le proposte sul tavolo; a parte
ovviamente l’ipotesi di una abolizione
completa, sta prendendo piede l’idea di un
sistema simile al tedesco, in cui il
finanziamento pubblico non può superare
quello privato, premiando in tal maniera i
partiti più presenti sul territorio.
E’
utile, per approfondire l’argomento,
guardare il video di un intervento di
Travaglio nella trasmissione “Servizio
Pubblico” all’indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Gf8IER8Q78A
Lo schema sotto riportato,
relativo ai rimborsi e alle spese per le
politiche del 2008, è emblematico per
comprendere su quali enormi cifre stiamo
ragionando, un fiume di denaro pubblico, non
sempre speso correttamente come abbiamo
visto.
Compito della politica, ora, è individuare
le modalità per recuperare la fiducia persa
dei cittadini nei confronti dei partiti a
seguito di questi scandali, fiducia che
secondo alcuni recenti sondaggi è scesa
sotto il 4%; per risalire la
china a poco vale,
purtroppo, l'ipotesi di devolvere alle
popolazioni terremotate l'ultima rata in
scadenza dei rimborsi elettorali.