Documento sulle riforme istituzionali approvato in Direzione Nazionale
Cara compagna, caro compagno, ti invio il documento approvato all'unanimità dalla direzione nazionale di ieri, 26 Gennaio 2023, aperta dalla relazione di Vincenzo Iacovissi sul tema delle riforme istituzionali. Fraterni saluti
Enzo Maraio
Documento sulle riforme istituzionali
Il tasso di astensione registrato nelle ultime elezioni politiche, più di 1/3 degli italiani, oltre le schede bianche e nulle, conferma la necessità di un risanamento del nostro sistema politico- istituzionale.
È un fenomeno che non possiamo liquidare con un’alzata di spalle ma che deve meritare la nostra attenzione non solo politica ma anche istituzionale.
È con questo spirito che affrontiamo il tema delle riforme istituzionali, ribadendo la necessità di avvicinare maggiormente i cittadini alle istituzioni e dare a queste più rappresentatività e più stabilità.
Infatti, la durata media dei governi della nostra Repubblica mal si concilia con la necessaria continuità dell’azione di governo a livello interno, europeo ed internazionale.
D’altro canto, un sistema elettorale ibrido tra maggioritario e proporzionale, in cui è così forte il peso delle liste bloccate ha di fatto scoraggiato molte elettrici e molti elettori e ha comunque allentato quel legame tra l’elettore e il proprio rappresentante che costituisce l’essenza della forza del Parlamento nel suo insieme.
Questo ha determinato una forte crisi di rappresentanza, che ha acuito la crisi del sistema dei partiti e della democrazia italiana.
Alla luce di queste considerazioni, il Psi ritiene indifferibile una iniziativa che riformi lo Stato e il suo assetto istituzionale.
Il presidenzialismo o il semipresidenzialismo non possono perciò costituire a priori un tabù: è necessario, però, affrontare il tema con una visione complessiva, che non può che partire da una nuova legge elettorale.
Il Psi ritiene che un sistema semipresidenzialista, con un Presidente della Repubblica eletto dal popolo potrebbe sicuramente favorire una maggiore partecipazione.
Così come lo potrebbe fare in ipotesi un sistema elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento ragionevole e con le preferenze.
In tal senso il semipresidenzialismo non può essere giudicato in se e per se, ma va verificato in rapporto al sistema elettorale che si vuole instaurare.
Il semipresidenzialismo, cioè un sistema costituzionale con una figura di primo ministro, distinta da quella del Presidente della Repubblica e che ottiene la fiducia in Parlamento, consente una maggiore flessibilità.
Se cambia la maggioranza parlamentare, cambia il primo ministro ed il governo.
Quanto alla forma di governo il Psi ritiene che l’attuale sistema parlamentare possa coniugarsi con l’elezione diretta del Capo dello Stato, al quale riconoscere i medesimi poteri di arbitro e garante, ma determinando in tal modo la partecipazione diretta dei cittadini alla scelta del “primo cittadino d’Italia”.
È una proposta in linea con la tradizione istituzionale dei socialisti, che potrebbe ben conciliarsi con il rafforzamento dei poteri del ruolo e dei poteri del Governo.
In altri termini, la soluzione che come Psi individuiamo punta sul mantenimento della forma di governo parlamentare, corredata di due rilevanti novità: l’elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini e il rafforzamento dei meccanismi di stabilizzazione del Governo, come l’introduzione della “mozione di sfiducia costruttiva”, il potere di nomina e revoca dei Ministri in capo al Presidente del Consiglio, un maggior potere del Parlamento in termini di indirizzo - controllo rispetto all’Esecutivo.
Nell’attuale assetto istituzionale italiano, invece, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri, appare meno opportuna ed espone a maggiori rischi: in presenza di Camere dimezzate e partiti fragili il sistema oggi rischierebbe di non avere contrappesi forti e il giusto equilibrio tra cariche.
Un sistema che non esiste in nessuna nazione democratica, che ridurrebbe, peraltro, la figura del presidente della Repubblica, che, a norma dell’articolo 87 della costituzione rappresenta l’unità nazionale, ad un ruolo più che altro ornamentale.
Il nostro giudizio in materia è chiaro: se in un sistema si elegge qualcuno, è opportuno eleggere il vertice del sistema stesso, cioè il Capo dello Stato, non altri.
Per la complessità della sfida che abbiamo davanti, consideriamo opportuno che venga insediata una Assemblea costituente.
Siamo poi gravemente preoccupati sul tema dell’autonomia differenziata delle regioni.
Siamo contrari e contestiamo senza appello l’impostazione e la proposta del Ministro Calderoli, che ci pone innanzi al serio rischio di rompere la coesione territoriale e di dividere il Paese su temi delicati per la vita dei cittadini, finendo per alimentare ulteriori diseguaglianze tra le varie aree dell’Italia.
In ogni caso dobbiamo prima approvare una vera e propria legge sui Livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi (Lep) che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, attuando l’art.3 della Costituzione con i relativi finanziamenti.
Sottolineiamo, inoltre, la necessità che alcuni settori come l’istruzione e la sanità rimangano assolutamente materia nazionale.
Non vorremmo poi che si procedesse immediatamente sull’autonomia differenziata, rimandando ad un lungo iter parlamentare la riforma del semipresidenzialismo.
Questa seconda, in altre parole, non deve rappresentare una sorta di paravento per procedere a quella e il tema va affrontato e risolto nel suo complesso.
In conclusione, consideriamo necessario, anche alla luce degli errori compiuti con la modifica del Titolo V della Costituzione e con il fallimento delle varie bicamerali che si sono succedute in questi anni, che si ricerchi sul tema delle riforme un accordo bipartisan, nello spirito dell’art.138 della Costituzione.
Per questo esprimiamo apprezzamento per il metodo scelto dalla Ministra Casellati, incentrato sul confronto e sul dialogo con tutte le forze politiche sulla delicata materia della riforma dello Stato.