I sindaci e i Governatori contro il “Decreto Sicurezza”
I sindaci di cinque importanti città, Palermo, Napoli, Firenze, Reggio Calabria e Parma, si sono opposti all’applicazione del “decreto sicurezza” voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e approvato dal Parlamento, promettendo la disubbidienza ad alcune disposizioni contro gli stranieri che considerano incostituzionali e in violazione dei diritti umani.
Molti altri, tra cui il sindaco di Milano e il presidente dell’Associazione dei Comuni, hanno criticato il decreto e chiesto al governo di modificarlo. Salvini ha risposto annunciando che i sindaci che non applicheranno la legge saranno denunciati e scrive su facebook “Chi non rispetta il Decreto Sicurezza e aiuta i clandestini, tradisce l’Italia e gli Italiani e ne risponderà davanti alla Legge e alla Storia. Io comunque non mollo”.
Una alla volta le regioni a guida centrosinistra passano dalle parole ai fatti. Umbria, Toscana ed Emilia Romagna hanno deliberato il ricorso alla Consulta: la norma sarà impugnata per sospetta «incostituzionalità». Anche la Sardegna è pronta a compiere lo stesso passo e il Piemonte lo ha annunciato, mentre Calabria e Basilicata lo stanno valutando, così come il Lazio di Nicola Zingaretti.
I sindaci “dissidenti” criticano il “Decreto Sicurezza” in quanto costringerà centinaia di stranieri presenti regolarmente in Italia ad abbandonare alloggi e percorsi di integrazione e a vivere per strada, con ovvii problemi di sicurezza sociale.
Il primo ad annunciare la protesta contro il decreto è stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che lo ha definito “disumano” e “criminogeno” e ha dato disposizione scritta all’ufficio dell’anagrafe della sua città di non applicarne l’articolo 13, quello che stabilisce il divieto di iscrizione all’anagrafe cittadina per i titolari di permesso di soggiorno per richiesta d’asilo (cioè quello dato agli stranieri in attesa di sapere se la loro richiesta di protezione internazionale sarà accolta).
Il nodo del contendere è la concessione di residenza e relativi servizi sociali agli immigrati in possesso del permesso di soggiorno; Salvini ha voluto abolire questa possibilità, esplicitando nel decreto che il permesso di soggiorno “non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”.
È una disposizione ritenuta da molti vessatoria, solamente di facciata in quanto colpisce gli stranieri regolari senza produrre vantaggi visibili; Orlando e i sindaci disobbediscono portando motivazioni politiche "il governo contribuisce ad alimentare l’odio contro i diversi" e di legittimità costituzionale. "Il decreto 132 è inumano e criminogeno perché trasforma in illegale la posizione legale di chi ha regolarmente il permesso di soggiorno" ha detto il sindaco di Palermo.
Il Partito Socialista, il PD e i due suoi principali candidati alla segreteria, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti, come altre forze progressiste d’opposizione, hanno appoggiato l’iniziativa dei sindaci contrari al decreto.
E a Salerno i socialisti inviano una lettera al sindaco, Vincenzo Napoli , per chiedere di seguire i colleghi Leoluca Orlando e Luigi de Magistris e “disobbedire” alle norme sull'immigrazione contenute nel Decreto sicurezza, relativamente alla parte sui diritti alla cittadinanza.
"Il decreto Salvini rappresenta un deplorevole attacco alla Carta costituzionale che, sia come cittadini che come istituzioni locali” scrivono i socialisti salernitani ”siamo chiamati a difendere e tutelare dalle derive demagogiche e populiste di questo governo che alimenta quotidianamente odio verso chi ha posizioni diverse, un colore della pelle diverso, un orientamento sessuale diverso".
I consiglieri comunali socialisti esortano il sindaco a "non tacere» e "nel limite delle sue funzioni, di dare mandato all'ufficio anagrafe del Comune, di non dare applicazione al decreto Salvini nella parte relativa alla concessione e al mantenimento della cittadinanza italiana, al fine di contrastare la grave violazione che il Governo giallo- verde sta cercando di perpetuare sui diritti fondamentali".
Nencini plaude all’iniziativa dei compagni salernitani e dice “Le leggi si osservano, ma le leggi che generano maggiori problemi rispetto a quanti se ne vorrebbero risolvere si cambiano. E siccome il decreto 132/2018 getta i sindaci in una condizione di oggettiva difficoltà e moltiplica i clandestini generando caos e insicurezza, quella norma va ripensata".
"Proprio quello che i socialisti avevano proposto durante il dibattito in Parlamento. L'iniziativa dei socialisti di Salerno va proprio in questa direzione: chiedere al sindaco della città di interrompere l'applicazione del decreto per la parte relativa alla cittadinanza perché il provvedimento sia soggetto a rapida revisione. Una posizione che condivido e che sostengo, al punto che stiamo valutando il ricorso alla Consulta” ha concluso.
La questione ha coinvolto anche i giuristi. Da un lato c’è chi, come il magistrato Carlo Nordio, già capo della procura di Venezia, bacchetta i sindaci disubbidienti definendo la decisione di non rispettare la legge "di una gravità inaudita. Le leggi vanno rispettate senza se e senza ma, soprattutto da parte di pubblici ufficiali. L’alibi della incostituzionalità è infondato perché una valutazione preliminare è stata fatta dal Capo dello Stato e comunque la decisione spetta alla Corte Costituzionale".
Per contro, ci sono giuristi che sostengono la posizione dei sindaci dissidenti come ad esempio Sabino Cassese, giudice emerito proprio della Corte Costituzionale.
Cassese in un’intervista ha segnalato un’incongruenza legislativa, in particolare relativamente a una legge del 1998 che stabilisce che "le iscrizioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante in Italia sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani".
Il decreto sicurezza, pur esplicitando che il permesso di soggiorno non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica, non ha abrogato la prima legge e dunque Orlando "non ha tutti i torti quando dice che sta solo applicando la legge".
Anche per Cassese ci sono evidenti dubbi di costituzionalità del provvedimento; secondo la Carta Costituzionale infatti, "le condizione giuridica dello stranieri è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali", mentre alcune norme inserite nel decreto sicurezza che introducono criteri più restrittivi sarebbero "inumane e incivili perché creano un limbo per chi è in attesa di protezione internazionale e ridefiniscono la distanza fra cittadino e non cittadino (ma immigrato regolare in possesso di permesso di soggiorno)" ed inoltre "mirano a escludere uomini e donne dai servizi di welfare che sono fondati sul principio di universalità"».
La vicenda quindi si è sviluppata su due piani; il primo squisitamente politico che vede contrapporsi da una parte le forze che compongono l’attuale Governo con la destra e i populisti, mentre dall’altra l’opposizione, escluso Forza Italia.
L’altro piano è esclusivamente giuridico; i sindaci che come Orlando tradurranno in ordinanze scritte la loro protesta rischieranno una denuncia per abuso d’ufficio.
In quel caso, infatti, il giudice del procedimento potrebbe decidere di ricorrere alla Corte Costituzionale, che a quel punto sarebbe chiamata a giudicare sulla costituzionalità del decreto sicurezza, anche se probabilmente non nella sua interezza ma solo in alcune parti, sospettato di numerose forzature già al momento della sua discussione e approvazione lo scorso autunno.