E' morto Gianni De Michelis - Era uno dei simboli del PSI
Gianni De Michelis è morto nella notte dello scorso 10 maggio all’ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia. Aveva 78 anni ed era malato da tempo per una patologia neurodegenerativa progressiva.
Nato a Venezia il 26 novembre 1940 è stato docente universitario alla Ca' Foscari con la cattedra di chimica industriale, per poi diventare un esponente di spicco, quasi una figura emblematica, del Psi nel periodo della segreteria Craxi, di cui era amico.
Il suo percorso politico nel nostro partito inizia con l'elezione in consiglio comunale di Venezia nel 1964 e successivamente con l' incarico di assessore all'Urbanistica. Nel 1969 diventa componente della direzione socialista e poi responsabile nazionale dell'organizzazione del partito.
Gianni De Michelis ricopre la carica di ministro delle Partecipazioni statali dal 1980 all'83 con il governo Cossiga, di ministro del lavoro nel governo Craxi (83-87), quindi vicepresidente del consiglio con l'esecutivo De Mita (88-89) e infine ministro degli Esteri con Andreotti (89-92).
Con l'incarico di ministro degli Esteri si trova a dover affrontare l'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq nel 1990; l'Onu impone l'embargo economico allo Stato invasore e l'Italia invia navi nel Golfo Persico, aerei da guerra e una fregata.
Nell'aprile 1991 Andreotti, che presiede il suo VII governo, lo riconferma alla Farnesina. Sempre in quel ruolo, De Michelis sigla per l'Italia il Trattato di Maastricht.
Come è facile immaginare molto si è scritto nei giornali in merito alla morte di De Michelis, ma molto hanno scritto pure i nostri compagni, soprattutto utilizzando i social e Facebook in particolar modo.
Di seguito due interessanti interventi, riportati nei loro profili Facebook, dei compagni Massimo De Battisti e Angelo Cresco, sul ruolo e l'attività politica di Gianni De Michelis.
Massimo De Battisti
Per rimpiangere Gianni De Michelis ad ogni socialista veneto di una certa età basta rileggere l’agenda dei ricordi. Prima di diventare un leader a livello nazionale ed internazionale, Gianni stregò tutti noi giovani militanti con la forza della sua dialettica, l’intelligenza della sua visione, l’ironia laica con cui aggrediva il provincialismo assetato di potere dei democristiani veneti di allora. La visione dorotea prevedeva che la politica di piano fosse assente da ogni intervento pubblico. Una zona industriale in ogni paese, gli ospedali sparsi qua e là secondo le pressioni locali, l’aggressione al territorio con cave e discariche in ogni dove. Le prime riunioni ‘carbonare’ con De Michelis me le ricordo proprio in quanto proponevano un Veneto nuovo, che vedeva nella visione programmatoria regionale l’unica che fosse in grado di superare gli egoismi dei potentati locali e lo strapotere dei gruppi privati. Allora sembravano illusioni che non avrebbero mai scalfito il potere immobile della ‘balena bianca’. Anche all’opposizione, nei gruppi dirigenti del PCI di allora, si preferiva starsene acquattati nella comoda posizione della ‘diversità antropologica’, senza mai offrire una reale alternativa ai cittadini veneti. Per nostra fortuna vinsero le intuizioni di De Michelis. Il nuovo gruppo dirigente - composto da politici, tecnici ed intellettuali - rinnovò il PSI dall’interno. I risultati dell’entrata di quel nuovo PSI nel governo della Regione furono la nascita di una moderna politica urbanistica e ambientale e l’attuazione di una Sanità regionale che proiettò il Veneto ai vertici europei. Tutte quelle conquiste che cambiarono la nostra Regione sono tuttora l’eredità concreta di uomini come Gianni De Michelis. Ma naturalmente nessuno lo ricorda per questo, meglio sparlare delle sue serate in discoteca. Quel periodo felice per la nostra Regione - pur con le sue contraddizioni - terminò alla metà degli anni ’90. Da allora la Sinistra perse ogni capacità di incidere nelle politiche regionali. Arrivarono i Galan, gli Zaia, e le miserie attuali, tra banchieri truffaldini, povertà culturale e sanità sempre più privatizzata. E la Sinistra rimane irrilevante. La lezione di Gianni De Michelis andrebbe ripassata non solo per ridare dignità alla sua figura politica ed umana, ma anche per ridisegnare il futuro della nostra Regione che la Lega non potrà governare in eterno.
Angelo Cresco
Gianni è stato uno dei più intelligenti, acuti e coerenti dirigenti Socialisti. Con lui ho vissuto quarant’anni della mia vita e del mio impegno politico, prima insieme con Riccardo Lombardi poi in un rapporto dialettico, di collaborazione e competizione con un uomo capace, coraggioso e combattivo. Nel PSI ci siamo scontrati molte volte dopo che Gianni nel 1980 scelse Craxi. Le nostre strade nel partito si separarono, sempre però nel rispetto reciproco e nel confronto delle idee. È stato un uomo di stato che amava la vita e che ha onorato e portato lustro al nostro paese e alla nostra regione. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da vicino, sa qual era la sua forza e la sua progettualità. Non è stato un uomo per tutte le stagioni o uno dei molti voltagabbana pronti a salire sul carro dei vincitori. Nel suo ultimo incarico di governo come ministro degli esteri affrontò con grinta, autorevolezze e capacità le questioni mondiali in uno dei momenti epocali, intensi e difficili per l’Italia.
FU INFATTI L’ULTIMO MINISTO DEGLI ESTERI DEGNO DI QUESTO NOME.
Ricordiamolo insieme.
Riportiamo inoltre alcune righe dell'intervista riasciata da Angelo Cresco al giornalista Enrico Giardini dell'Arena
Da il quotidiano "L'Arena" del 12 maggio 2019
'Piango di lui la grande intelligenza e capacità progettuale' dice Cresco 'Gianni, oltre che un amico, era un uomo di capacità formidabili. Laureato in chimica industriale, professore universitario, mosse i primi passi nei giovani socialisti del Veneto nei quali c'ero anch'io. Tra noi c'era stima, ma anche competizione.' continua 'All'inizio lui era nella sinistra, poi passò con Craxi, e ci furono anche frizioni con me che provenivo dalla sinistra lombardiana. Ma ci fu sempre grande collaborazione. Diede un grande aiuto a Verona per realizzare le infrastrutture dei mondiali di calcio di Italia '90, per il collegamento stradale tra aeroporto e città e per ristrutturare la stazione di Porta Nuova e credette fortemente alla scelta veronese di realizzare l'interporto Quadrante Europa. ' e in conclusione 'Voleva l'Expo a Venezia, ma non fu sostenuto.'
Gianni De Michelis e Angelo Cresco a Verona nel 2003