Intervento di Riccardo Nencini al Decreto Sicurezza di Salvini
Nella seduta del 7 novembre con 163 sì e 59 no l'aula del Senato approva la fiducia sul decreto sicurezza voluto dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che, poco prima dell'inizio della seduta, dichiarava: "Il governo non è assolutamente a rischio, manterrà uno per uno tutto gli impegni presi con gli Italiani, punto. Con buon senso e umiltà, si risolve tutto".
Il decreto passerà ora alla Camera, dove è stato calendarizzato per il 22 novembre. Cinque senatori "dissidenti" del M5s vengono deferiti al collegio dei probiviri del Movimento, che avvia un'istruttoria.
In tre - Gregorio De Falco, Paola Nugnes ed Elena Fattori - prendendo la parola in Aula, affermano che, pur continuando a sostenere il governo, non prenderanno parte al voto perché in profondo disaccordo sui contenuti del decreto, considerato all'opposto rispetto alle politiche dei cinquestelle.
Alle votazioni non partecipa, invece, Forza Italia, mentre FdI si astiene.Il Pd vota contro.
Durante la prima chiama, i senatori dem inscenano una protesta in sala stampa con cartelli e magliette con la scritta: "Decreto Salvini, più clandestini".
Dure le parole del capogruppo dem Andrea Marcucci: "Questo provvedimento è una presa in giro per tutta la comunità nazionale, parlano di sicurezza, creano insicurezza e daranno spazio a centinaia di migliaia di immigrati clandestini nel nostro Paese. Questo è un decreto contro l'Italia, contro gli italiani e contro la sicurezza".
Di seguito la sintesi dell'intervento di Riccardo Nencini, segretario nazionale PSI, mentre al video dell'intervento si può accedere dal link sotto riportato.
“ Signor Presidente,
La filosofia cui il decreto si ispira è preoccupante. Giuste alcune misure: potenziamento forze dell'ordine, video sorveglianza, maggiore attenzione ai veicoli con immatricolazione dubbia.
Ma la cornice in cui si inserisce il decreto apre una ferita tra la 'società aperta' cui fa riferimento la nostra Costituzione e la società immaginata da Salvini: chiusa, fondata sul nazionalismo etnico.
È risaputo. Le società chiuse non crescono, perdono in competizione.
Altra cosa mantenere in stretta relazione sicurezza e libertà colpendo chi delinque e integrando chi è in regola per vivere con noi.
Questo provvedimento poteva essere immaginato - ma non da me condiviso - quando l'Italia era al centro degli sbarchi, quotidiani e incontrollati.
Oggi no: dal giugno scorso gli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono calati in modo vertiginoso.
Restano due nodi da sciogliere: come integrare i migranti regolari, come rimpatriare i migranti irregolari.
Due punti centrali sui quali il decreto non cambia nulla. Anzi, tace.
Addirittura l'eliminazione della protezione umanitaria fara' diventare irregolari almeno 60.000 migranti (fonte ISPI) provenienti perlopiu da paesi - Mali, Senegal, Pakistan, Gambia - con i quali non sono stati sottoscritti accordi per il rimpatrio.
Cosa ne facciamo? Dove li mettiamo? E la promessa elettorale di rimandare a casa loro 600.000 migranti che fine ha fatto?
Nel merito il decreto presenta un conflitto plateale tra ciò che si narra e ciò che è scritto. Tra la propaganda e la legge.
Ecco i fatti.
Si premiano i centri di accoglienza gestiti da privati, fonte primaria di insicurezza sul territorio.
I sindaci vengono coinvolti solo marginalmente benché abbiano competenza diretta sul territorio che amministrano.
Non è prevista alcuna misura per far svolgere attività socialmente utili, gratuite, da parte dei migranti a vantaggio della comunità che li ospita.
Lo stato spende per te 35 euro al giorno? Bene. Svolgi lavori utili per il comune dove vivi.
Si vieta addirittura l'elemosina. Come si fa, caro Salvini, a ostentare on line la madonnina di Medjugorje, a tenere comizi snocciolando il rosario, e poi si scrive una norma che prevede una pena per i mendicanti, che indaga perfino nella vita privata degli altri.
La Chiesa, e non solo la Chiesa, chiunque abbia a cuore sentimenti di pietà, di misericordia, dovrebbe scandalizzarsi.
E soprattutto non c'è nulla, proprio nulla, ne' per assicurare la certezza della pena - chi viene arrestato e immediatamente rilasciato - ne' per combattere la mafia di colore che gestisce il mercato della prostituzione e della droga. Nemmeno una riga!
E proprio mentre la Camera discute di rivedere la prescrizione.
Non era meglio prevedere norme più dure e sicure per assicurare alle patrie galere chi delinque?
Questo provvedimento avrà serie conseguenze politiche.
La politica è ricerca di compromessi, di punti di equilibrio in nome di interessi generali.
Nel caso, siamo di fronte a un sonoro cedimento grillino verso la falange leghista.
Una rotta, addirittura. Nulla di ciò che i grillini sostenevano fino a poche settimane fa ha a che fare con questo decreto. La Lega scrive l'agenda politica, i grillini seguono.
E chi scrive l'agenda politica vince sempre. Quando poi si cede sui valori, allora è davvero finita.
Di Maio sarà costretto ad alzare la posta oggi sulla prescrizione domani su chissà quale altra legge.
E siccome il contratto di governo è vago, generico, le liti sono destinate ad aumentare.
Si accarezzerà la pancia all'Italia più rancorosa secondo l'antico principio coniato da Machiavelli: un nemico e un mito.
L'auspicio è che si costituisca, e presto, un vasto fronte riformista, nuovi leader, nuove idee.