I grandi dell’economia
mondiale si riuniscono a Cannes il 3 e il 4
novembre, in un clima del tutto particolare.
La crisi dell’Eurozona è drammatica e si
susseguono sempre più frequentemente le voci
relative ai dubbi sull’efficacia del piano
di salvataggio stilato dai leader europei,
soprattutto dopo l’annuncio certamente
inaspettato della Grecia di sottoporre il
piano a referendum, sotto il peso di
fortissime contestazioni.
I paesi europei
maggiormente indebitati ora si aspettano un
aiuto da parte di partner internazionali,
quali Stati Uniti, Cina e Russia.
Non più tardi della
scorsa settimana, dopo una maratona di oltre
dieci ore conclusasi in piena notte, il
vertice tenutosi a Bruxelles il 27 ottobre
dai responsabili economici e dai leader dei
principali paesi europei ha ottenuto degli
importanti e ormai insperati risultati.
I leader dell’Eurozona
hanno concordato su un piano di misure
anticrisi che permetterà alle banche di
mettersi in sicurezza mediante
ricapitalizzazioni mirate e darà certezza ai
Paesi maggiormente indebitati con la
creazione di un fondo salva-stati da oltre
1.000 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il
nostro paese il Presidente del Consiglio ha
presentato un piano che possiamo definire
però “di intenti” che prevede tra l’altro
possibilità per rendere più facili i
licenziamenti e l’innalzamento dell’età di
pensionamento.
Dopo aver passato l’esame
europeo, dopo un braccio di ferro con la
Lega Nord sulle pensioni, Silvio Berlusconi
si appella alle opposizioni per aiutare il
governo a far passare i disegni di legge in
Parlamento.
”Ci auguriamo che
l’opposizione voglia uscire dai panni
stretti che ha finora indossato nel dire
sempre no e nell’essere sempre contro, e
voglia con noi partecipare all’approvazione
di queste misure che sono richieste
dall’Europa”, ha detto il premier al termine
del vertice dei leader della Zona euro. “Non
sono misure che riguardano questa o quella
parte. Sono misure che riguardano
l’interesse dell’Italia“.
Non c’è bisogno di
sottolineare che queste misure che il
governo in queste ore sta prendendo sono
tutte a scapito della fascia più debole
della popolazione, lavoratori, pensionati,
precari e piccoli commercianti, quella che
ha sempre dato e da cui viene prelevata la
maggior parte della fiscalità.
E’ un governo liberista e
illiberale, che privilegia i settori più
ricchi della società, non proponendo e non
volendo proporre nulla che possa nuocere
alle situazioni di privilegio cui le
categorie più ricche di questo paese hanno
goduto in questo ultimo decennio.
Eppure sarebbero
sufficienti alcune semplici misure per
alleggerire di non poco il debito del nostro
paese;
si potrebbe per esempio introdurre un
aumento dell’aliquota fiscale per i redditi
superiori ad una certa soglia, una
patrimoniale, oppure un tassa sulle rendite
finanziarie.
Ma, come sappiamo, il
nostro premier è nettamente contrario anche
alla sola ipotesi di prendere in
considerazione iniziative che vadano a
discapito dei privilegi fin qui goduti dalle
classi economicamente privilegiate; servono
invece provvedimenti strutturali ed urgenti
per salvare il bilancio dello Stato, anche a
scapito di provvedimenti “ non graditi “
alla stessa maggioranza parlamentare.
Per comprendere meglio
gli avvenimenti cui siamo testimoni in
questi giorni, ma soprattutto per avere una
idea più chiara nell’ottica proposta dai
socialisti, è interessantissimo leggere
quanto scrive Luca Cefisi in un editoriale
de “L’Avanti della domenica” del 6 novembre
e che si può trovare nel
link indicato sotto.