UNA TABELLA PUBBLICATA DALL'OCSE EVIDENZIA COME IN ITALIA LA PERCEZIONE DEL MALCOSTUME E DELLA CORRUZIONE SFIORA IL 90%, ULTIMA POSIZIONE IN EUROPA

Nelle scorse settimane gli organi d stampa hanno pubblicato una tabella dell’OCSE (Organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo economico) in cui viene evidenziato come in Italia la percezione del costume del malaffare nelle istituzioni governative sfiora il 90%, ben prima di Portogallo e Grecia.

Il Corruption Perception Index 2014 di Trasparency International, che riporta le valutazioni degli osservatori internazionali sul livello di corruzione di 175 paesi del mondo, colloca il nostro Paese al 69 posto della classifica generale, come nel 2013, fanalino di coda dei paesi del G7 e ultimo tra i membri dell’Unione Europea.

Anche se la pagella di Transparency rappresenta solo una percezione è pur vero che proprio tale percezione orienta gli investimenti nel nostro paese, ed è una sorta di termometro dell’opinione avvertita da imprenditori ed esperti.

Ma il tema della corruzione, diventato ormai centrale nel dibattito politico, non è un tema nuovo; sono anni che si tenta di affrontare quello che è percepito come problema diffuso in tutte le società economicamente avanzate. La corruzione cerca di prendere possesso ed invadere tutti gli spazi eco­nomicamente appetibili ed altera gli equilibri di leale concorrenza in un mercato ormai globale.

La maggior parte delle organizzazioni economiche internazionali e gli stati che ne fanno parte hanno da tempo, attraverso le loro legislazioni e mediante convenzioni internazionali, cercato di limitare il più possibile i fenomeni corruttivi.

L’Italia si è mossa in ritardo ma sta tentando di adeguarsi; il disegno di legge attualmente in discussione in par­lamento mira appunto ad allineare la nostra giurisprudenza con l’ordine giuridico dei Pesi più avanzati e agli impegni internazionali.

Come viene evidenziato dalle statistiche dell’OCSE qualche timido segnale di miglioramento nel nostro Paese viene rilevato e temporalmente è coinciso ai mesi in cui è stata varata la legge Severino sulla corruzione e a quelli più recenti in cui il Governo Renzi ha attribuito nuovi poteri all’Autorità anticorruzione, nominandone come presidente Raffaele Cantone, fattori che sicuramente hanno contribuito a non peggiorare ulteriormente la nostra situazione agli occhi degli organismi internazionali, ma che comunque risultano ancora insufficienti per invertire la tendenza negativa.

Infatti i segnali positivi si sono infranti e sono stati affossati dai recenti scandali dell’Expo, del Mose, di mafia capitale, della gestione di Stefano Perrotti ed Ercole Incalza delle grandi opere e le conseguenti dimissioni di Ministro delle infrastrutture di Lupi, dello scandalo della metanizzazione di Ischia e con il loro inevitabile eco internazionale.

Ma nche, e soprattutto, dal ritardo con cui il nostro Paese sta rispondendo alle sollecitazioni europee in tema di autoriciclaggio, prescrizione, falso in bilancio, sensibilizzazione dell’opinione pubblica, whistleblowing ( termine anglosassone che identifica la necessità da parte dei pubblici dipendenti nel denunciare sospette malversazioni in modo riservato e protetto) e più in generale dal senso di diffusa impunità per corrotti e corruttori presente ancora nel nostro Paese.

E’ facile comprendere che esiste una forte relazione tra la corruzione percepita e la fiducia nel Governo, più alta è la corruzione percepita più bassa è la fiducia nelle istituzioni, per cui il Governo è corso ai ripari con la presentazione del DDL anticorruzione, approvato recentemente dal Senato.

In sintesi i punti salienti previsti dal DDL anticorruzione prevedono pene più severe e termini di prescrizioni più lunghi;

- sono previsti un aumento di pena di tutti i reati di corruzione che passano ad un minimo di 6 ad un massimo di dodici anni

- per la concussione per induzione vengono previsti dai sei ai dieci anni gli otto, mentre per la concussione per costrizione gli anni previsti sono dagli otto ai quattordici

- il patteggiamento sarà condizionato dall’ammissione dei fatti contestati all’imputato e alla restituzione integrale di quanto illecitamente ottenuto

- i tempi per usufruire della prescrizione saranno allungati per tutti i reati di corruzione, fino a portarli al raddoppio; inoltre la prescrizione si fermerà dopo la sentenza di primo grado

- ritorna il falso in bilancio, depenalizzato dal governo Berlusconi negli scorsi anni.

Importante è il contributo dei socialisti in questa difficile opera di rinnovamento, con l’appoggio dato alle votazioni in Senato agli emendamenti presentati dal Governo e soprattutto con la stesura del nuovo Codice degli Appalti, di prossima emanazione, elaborato dal segretario Nencini.

Anac, appalto integrato, criteri reputazionali , débat public, finanza di progetto, performance bond, revisione dell'obbligo al  massimo ribasso, trasparenza, semplificazione e riduzione delle norme per ridurre il pericolo della corruzione, sono i cardini e i punti fondanti destinati a ridisegnare completamente il sistema egli appalti pubblici in Italia e presentati in questi giorni in commissione Lavori pubblici al Senato; le nuove regole prenderanno spunto dall’attuazione delle direttive UE 23/2014 per le concessioni e 24/2014 per gli appalti.

All’Anac, l'Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone viene affidato il controllo del nuovo sistema di appalti, mentre l’introduzione del debat pubblic alla francese favorirà la consultazione dei cittadini sui progetti attraverso un rafforzamento del dialogo con i territori elecomunità interessate alle opere e consentirà l'introduzione di metodi di risoluzione delle controversie alternative al rimedio giurisdizionale e la fattibilità economica sarà facilitata con l’utilizzo di strumenti finanziari innovativi e incentivi per il project financing e per la partecipazione dei capitali privati.

Questi sono i capisaldi di questa grande opera di revisione ai cui Nencini sta lavorando con il contributo dell’intera famiglia socialista.

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