Sembra una singolare circostanza, ma non
sono ancora finite le numerose iniziative
per ricordare il periodo di Mani Pulite,
quando la magistratura milanese fa ancora
discutere per un altro eclatante caso che ha
determinato un susseguirsi di prese di
posizioni da parte di numerosi esponenti di
diverse forze politiche, ovviamente con
pareri assolutamente discordanti se non
addirittura in contrapposizione.
Ci riferiamo al proscioglimento di Silvio
Berlusconi, per avvenuta prescrizione,
dall’accusa di corruzione in atti giudiziari
al processo Mills.
Il tribunale ha messo la parola fine a
questo caso giudiziario che durava da dieci
anni; anche se la sentenza non piace a
nessuno, in primis alla difesa dell’ex
Premier che puntava ad una assoluzione per
non avere commesso il fatto o in alternativa
perché il fatto non sussiste, non piace
neanche all’accusa che chiedeva una condanna
di cinque anni, nella convinzione che il
reato si sarebbe prescritto solo alla fine
di maggio.
Tecnicamente questo verdetto di prescrizione
significa che i giudici non hanno ravvisato
elementi per poter giudicare ed emettere
alcuna sentenza, sia di assoluzione che di
colpevolezza; questo significa però che
Berlusconi possa effettivamente aver
corrotto Mills inducendolo a mentire al
processo, ma ormai non è più possibile
giudicarlo in quanto è passato troppo tempo.
Che dire, è semplicemente sconvolgente che
per gravi e reiterati reati di corruzione,
anche se avvenuti in periodi diversi, ma
sostanzialmente simili e comparabili, la
magistratura abbia sentenziato in maniera
completamente diversa.
Nel periodo di Mani Pulite le condanne erano
quasi sicure, salvo poi essere smentite in
appello,
mentre nel caso di Berlusconi non si
è riusciti ad arrivare al termine del
giudizio di primo grado.
Ogni cosa ha la sua spiegazione, basta saper
discernere e riconoscere le varie
sfaccettature del problema; per esempio
perché nel periodo di Mani Pulite la gente
era disgustata dal quel sistema di
corruzione mentre attualmente siamo di
fronte quasi alla rassegnazione se non
addirittura all’indifferenza?
Perché siamo giunti a questo sistema di due
pesi e due misure, condanne negli anni 90’
assoluzioni ora, per reati sostanzialmente
simili quali la corruzione?
Come già argomentato in un altro articolo su
questo sito “Mani Pulite, venti anni dopo”
in quel periodo era la stessa politica che
non aveva ancora chiaro il concetto che la
corruzione e la questione morale avrebbero a
lungo andare prodotto effetti dirompenti
sulla società se non si sarebbero adottate
determinate contromisure.
La magistratura intervenne per sopperire
queste carenza, ma nell’unico modo per loro
possibile, cioè istituendo i processi, con
tutto quello che è accaduto successivamente
e noto a tutti.
La politica del malaffare però non si
scompose più di tanto, trovò metodi pi
raffinati e sofisticati, tanto che
recentemente la Corte dei Conti di Milano ha
confermato l’aggravamento della corruzione.
Questo però è solo un aspetto del problema,
che non spiega il perché non si sia arrivati
a giudizio con l’ex premier.
Secondo il nostro parere questo
proscioglimento non è altro che la logica
conseguenza di una serie infinita di leggi
ad personam, di un percorso giudiziario ad
ostacoli astutamente organizzato dagli
avvocati di Berlusconi non per nulla fatti
eleggere in parlamento, di un esecutivo e di
una maggioranza parlamentare asservita
completamente agli scopi personali di
Berlusconi e non capace di discernere la
politica vera dalle vicende private del
premier.
Quindi, entrando nello specifico di questo
caso, l’illecito non è dimostrato che non
sia avvenuto, ma non è stato possibile
condannarlo solo a causa delle ostinate
tattiche dilatorie della difesa e delle
intollerabili pratiche di demolizione
legislativa da parte del governo e della
maggioranza che hanno prodotto l’attuale
default giuridico.
Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera ha
scritto un interessante articolo dal titolo
“Un percorso ad ostacoli già scritto” in cui
sostiene la tesi che già dal 2005 il
processo era uno zombie che cammina, minato
da tre leggi ad personam, delle quali due
riconosciute incostituzionali, tre
ricusazioni dei giudici, ma anche da
schizofrenici ritmi del tribunale, prima
lentissimi poi all’improvviso velocissimi.
Sempre a carico di Berlusconi ricordiamo che
sono ancora in corso ulteriori 4 processi;
diritti
Mediaset, Mediatrade, Ruby e affare
Bnl-Unipol, mentre nei precedenti,
solo 3 si sono conclusi con un'assoluzione,
anche se con formula
dubitativa.
Altri 11, compreso l'ultimo sul caso Mills,
si sono risolti grazie alle norme ad
personam imposte per sfuggire ai processi
con pugno di ferro al Governo e al
Parlamento
Ed inoltre depenalizzazione dei reati di
falso in bilancio (da All Iberian alla
vicenda Sme-Ariosto), estensione delle
attenuanti generiche (dall'affare Lentini al
Consolidato Fininvest), riduzione dei tempi
della prescrizione (dal Lodo Mondadori al
caso Mills).
Sono molte, di sicuro troppe, le leggi
scandalo con le quali l’ex Premier ha
delegittimato il nostro sistema giudicante
per piegare a suo favore l’esito dei
processi.
Berlusconi quindi per noi rimane un
potenziale colpevole fin tanto che non sia
in grado di dimostrare, rinunciando alla
prescrizione, di essere giudicato e assolto.
In questa vicenda hanno perso tutti, ha
perso la gente comune che si sente sempre
più in balia a soprusi e ingiustizie, dove
solo chi è più “furbo” o possiede di più
riesce sempre a farla franca, ma soprattutto
ha perso il Paese, che fa sempre più fatica
a risollevarsi dall’empasse sociale e
culturale in cui è caduto.
In conclusione, se da un lato ogni sentenza
è da rispettare, questa non rimane altro,
come è stata definita da molti, che
l’ultima grave ferita ad uno Stato di
diritto.